MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

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FORMAZIONE

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-03-21 ad oggi 2010-03-26

Promulgata la riforma. "La storia è fatta quando la passione si fonde con saldi principi"

Sanità, Obama firma la legge "Dedicato anche a mia madre"

Il presidente si commuove pensando alla madre, malata di cancro, e alla sua lotta con le compagnie assicurative

Raggiunto un accordo con gli anti-abortisti

Sanità Usa, la riforma storica di Obama "Siamo ancora capaci di grandi cose"

Approvato alla Camera il provvedimento che estende l'assistenza medica a 32 milioni di cittadini

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero (Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):

Benvenuta America nel Mondo di chi difende la Vita, sentivamo la tua mancanza, e non ci sembrava giusto.

Un grande Paese non poteva restar indietro nella difesa della Vita dei suoi abitanti più poveri, di quelli che soffrono la miseria, e sono costretti dall'Uomo a soccombere perché non hanno di che pagarsi la Vita.

E voi Vescovi d'America alzate la Voce in nome di quel DIO che è stato l'Ultimo dei poveri fra i Poveri, non abbiate timore delle maldicenze dei ricchi, siate come il buon Samaritano, non chiudete gli occhi, il cuore, e soprattutto non fate tacere la Voce contro coloro che vogliono macchiarsi d'Infamia appellandosi all'Autonomia e Sovranità di Stati Federali, per non accettare quanto con immenso ritardo è stato finalmente approvato dal Governo degli USA, non lasciate solo il Vs. Grande Presidente.

Date gran Voce in difesa del diritto alla Salute senza distinzione di ceto economico, sociale, etnico, religioso, e gridate anche forte contro coloro che falsamente Cattolici hanno offerto il loro appaggio alla legge, condizionandolo al non finanziamento dell'Aborto: Il diritto alla Vita di milioni di Americani non può essere condizionato d'Aborto, sarebbe un falso moralismo ed un gravissimo ricatto alla Vita dei Poveri.

L'aborto è una cosa serissima che va combattuto con la convinzione personale di ciascun Uomo di cosa significa generare un figlio, un Immenso Dono di Dio, o della natura per chi non crede.

Tornando al discorso prettamente legislativo, ricordatevi dell'Impegno Politico per il quale Obama è stato insignito del Nobel sulla Speranza di risultati reali per le sue idee innovative per la Politica Americana, perché costruisca insieme agli Uomini di Buona Volontà una Nuova Pace nel Mondo, e tenete presente pertanto il suo grande sforzo che molti stanno cercando di far naufragare, perché operano per una rivincita negativa alle prossime elezioni, per tarpare le ali al Volo della Colomba della Pace.

Non è il momento di tentennare, gridate a gran Voce l'Amore del Nostro DIO per L'Uomo, per il Prossimo.

Sostenete il Vs. Presidente, a cui dobbiamo tutti dire: Grazie Presidente OBAMA, a nome dei poveri del Tuo Grande Paese e del Mondo.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Welcome to the world of those who defend America Life, missed you, and did not seem right.

A great country could not remain behind in the defense of life of its poorest inhabitants, those who suffer from poverty and are forced to succumb by the man because they have what payable Life.

Bishops of America And you raise your voice in the name of God who was the last of the poorest of the poor, do not be afraid of the gossip of the rich, be like the Good Samaritan, do not close your eyes, heart, and especially Do not silence the voice against those who would stain of infamy by appealing to autonomy and sovereignty of the Federal States, not to accept what with great delay was finally approved by the U.S. government not only let your great president.

Date loudly in defense of the right to health, without distinction of class economic, social, ethnic, religious, and cry too hard against those who falsely Catholics offered their appaggio the law, not conditional upon financing Abortion: Right to Life of millions of Americans can not be conditional abortion would be a false moralism and a serious blackmail the lives of the poor.

Abortion is a very serious thing that must be combated with the personal conviction of each man of what it means to father a child, an immense gift of God or nature for those who do not believe.

Coming back to the purely legislative, political commitment to remember that Obama was awarded the Nobel expectancy on real results for its innovative ideas for American policy, because to build together a New Men of Good Will World Peace, and therefore keep in mind his great effort that many are trying to scupper, because they are a bad revenge at the next election, to clip the wings of Flight of the Dove of Peace.

This is no time to waver, cried loudly for the love of our God-Man, for the next.

Your Support the President, to which we must all say: Thank you President Obama, on behalf of the poor of your great country and the world.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 

AVVENIRE

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2010-03-26

26 Marzo 2010

STATI UNITI

Sanità, ok definitivo alla riforma

La Camera approva le modifiche

Il Congresso americano, dopo avere approvato domenica scorsa la storica riforma sanitaria, ha dato il via libera anche al pacchetto di modifiche, completando il trionfo dei democratici e dell'amministrazione Obama. La Camera ha approvato ieri sera, infatti, per 220 voti a 207 (quattro più del minimo) il pacchetto di modifiche già approvato poche ore prima al Senato (per 56 voti a 43). I repubblicani, sconfitti domenica col passaggio della riforma della sanità, avevano cercato una rivincita cercando di bloccare il passaggio delle modifiche con una raffica di emendamenti al Senato.

Il pacchetto delle modifiche era già stato approvato dalla Camera, ma poiché il testo nella lunga battaglia al Senato aveva subito una modifica "tecnica" (una alterazione di sedici righe su 153 pagine) il testo è tornato ieri sera alla Camera per il voto definitivo. La strategia in due fasi, prima la legge e poi le modifiche, era stata ideata dalla Casa Bianca e dai democratici per aggirare la perdita della maggioranza blindata di 60 voti al Senato subita dai democratici con la perdita del seggio nel Massachusetts occupato per quasi mezzo secolo da Ted Kennedy.

I repubblicani, che hanno votato in massa contro la riforma, hanno promesso ai democratici di trasformare la campagna elettorale per il voto di midterm di Novembre in un referendum sulla riforma mettendo sotto accusa i democratici che l'hanno approvata. Ma il presidente Barack Obama, che ha conseguito con la riforma un successo sfuggito per un secolo a numerosi altri inquilini della Casa Bianca, ha raccolto la sfida dicendosi certo che gli americani, una volta assaporati nei prossimi mesi i benefici della nuova legge, premieranno alle prossime elezioni il partito che ha sostenuto la storica riforma. Il dibattito sulla riforma, durato oltre un anno negli Usa, ha lasciato strascichi pesanti: alcuni deputati democratici hanno ricevuto questa settimana minacce di morte (e lanci di mattoni negli uffici) per avere approvato la nuova legge.

 

 

 

 

2010-03-21

23 Marzo 2010

Speranze, timori e il nodo aborto

Cambia la sanità. Cambia l'America?

Il risicato "sì" parlamentare ottenuto dalla riforma sanitaria strenuamente voluta da Barack Obama può essere giudicato in modi assai diversi secondo la distanza degli osservatori. Mettendo per un attimo tra parentesi la centrale questione dell’aborto – che riprenderemo nella sua importanza più avanti –, la svolta verso l’assistenza garantita a 32 milioni di persone appare, dall’Europa abituata a un welfare universalistico e gratuito, un passo positivo e doveroso. Avvicinandosi agli Usa, diventa più pertinente l’efficace commento del Los Angeles Times, secondo il quale "raramente un elemento così positivo per la vita degli americani (l’opinione dei principali media e di molti intellettuali, ndr) è stato percepito da così tanti come una minaccia al proprio benessere e alla propria libertà". Atterrando nell’America profonda, si trova un Paese diviso in cui la maggioranza è probabilmente ostile alla legge nel suo complesso, di cui apprezza alcune singole misure, ma cui contesta l’impianto "ideologico" e "statalista" e oltremodo "oneroso".

La questione dei fondi pubblici all’interruzione della gravidanza pesa come un macigno sulla valutazione generale. Attualmente il pacchetto già ribattezzato "Obamacare" sembra escludere tale possibilità, sebbene non ne faccia esplicita menzione. Il presidente, su pressione di un gruppo di parlamentari democratici pro-life, ha preparato un decreto esecutivo con cui invita tutti gli organismi competenti a fare sì che finanziamenti federali non siano utilizzati per sopprimere un feto (ad eccezione dei casi di incesto, stupro e pericolo di vita per la donna). Vi sono però forti dubbi – ampiamente condivisi dalla Conferenza episcopale – che regole amministrative riescano ad alzare un muro impenetrabile e, soprattutto, che i tribunali, se investiti del caso, non diano ragione a cittadine beneficiarie di polizze pagate dallo Stato e intenzionate ad abortire. Ma se anche la contabilità separata delle compagnie di assicurazione riuscisse a impedire del tutto la "tracimazione" dei contributi statali, l’estensione della copertura sanitaria a poveri e malati cronici – che nessun presidente dopo Lyndon Johnson era riuscito a portare a compimento – rimarrà fonte di profonde controversie e avrà effetti politici sicuramente rilevanti.

Obama avrà infatti poco tempo per celebrare un successo personale che in ogni caso gli garantisce un’altra citazione nella storia, dopo quella di primo presidente nero. I democratici potrebbero pagare un conto salato alle elezioni di novembre (non a caso 34 deputati della maggioranza hanno detto "no" anche per salvare il proprio seggio) e perdere il predominio almeno in uno dei rami del Parlamento. La polarizzazione del panorama politico americano, poi, sarà ulteriormente accentuata e a farne le spese potrebbe essere lo stesso capo della Casa Bianca. Le manifestazioni di protesta all’esterno del Congresso, in qualche caso al limite del razzismo e dell’incitamento all’odio, fanno capire che lo scontro tra liberal e conservatori non potrà che farsi più aspro, rendendo difficile il cammino di altri provvedimenti chiave, come quelli sulla regolazione della finanza e sulle misure in tema di ambiente. È un’America più ideologica quella che si confronta e si spacca sulla sanità. Una parte saluta come epocale e pensata per il bene di tutto il Paese la riforma che impone una sorta di obbligo assicurativo e alza le tasse per i "ricchi". Una parte bolla come socialista e liberticida un progresso sociale che, per qualcuno, distruggerà la potenza americana sul fronte internazionale a causa del suo carico di spese incontrollate. Nel mezzo tanti cittadini che vogliono la tutela della vita nascente e, di conseguenza, della salute di ciascuno. I complessi e delicati equilibri di una società tanto vitale e vivace stanno forse ridisegnandosi sotto i nostri occhi. E non bisogna farsi fuorviare dalle distanze di osservazione.

Andrea Lavazza

 

 

 

 

 

 

22 Marzo 2010

STATI UNITI

Passa la riforma sanitaria

Successo di Obama

La Camera dei Rappresentanti americana ha approvato nella notte in via definitiva la riforma sanitaria, che allarga la copertura assicurativa a quasi tutti i cittadini e segna per il presidente Barack Obama una storica vittoria. La riforma, che introduce i più importanti cambiamenti degli ultimi quarant'anni nella politica sanitaria americana, è stata approvata per 219 voti contro 212 contrari. Perché diventi legge, ora serve la firma di Obama.

La riforma allarga la copertura a 32 milioni di americani, estende il piano sanitario governativo per gli indigenti, introduce nuove tasse per i ricchi e vieta alle assicurazioni pratiche come il rifiuto della copertura a chi abbia patologie preesistenti.

Il voto corona una battaglia politica lunga un anno, nella quale i repubblicani hanno fatto una durissima opposizione e il tasso di approvazione di Obama è calato. "Questa legge non aggiusta tutto ciò che non funziona nel nostro sistema sanitario, ma ci muove decisamente nella giusta direzione. È questo il cambiamento", ha commentato Obama dopo il voto.

I deputati democratici si sono abbracciati e hanno festeggiato quando è stato raggiunto il "numero magico", 216, e hanno urlato: "Yes we can". Hanno votato contro la riforma tutti i repubblicani e 34 democratici.

L'approvazione comunque è arrivata grazie a un compromesso dell'ultima ora tra Obama e un gruppo di deputati democratici pro-life. Il vero problema, infatti, su cui la riforma sanitaria ha rischiato di non passare riguarda i massicci finanziamenti federali all'aborto che essa prevede. In cambio del voto favorevole di un gruppo di democratici pro-life il presidente ha promesso un "ordine esecutivo" che impedirà il finanziamento dell'aborto con fondi federali. Ma il compromesso trova tutte le organizzazioni pro-life fortemente contrarie e anche dalla Conferenza episcopale cattolica era venuto un "no" deciso quando l'accordo si stava profilando. Le obiezioni al compromesso sono essenzialmente due: anzitutto ci sono forti dubbi sul fatto che Obama manterrà la promessa di firmare l'ordine esecutivo, considerata la sua ben nota posizioen abortista; in secondo luogo si considera che un ordine esecutivo non è in grado di fermare i diversi modi in cui i fondi federali possono andare a finanziare gli aborti.

Richard Doerfinger, della Conferenza episcopale statunitense, poco prima del voto ha inviato una nota ai deputati chiave facendo proprie queste preoccupazioni: "Ci siamo consultati con esperti legali su questa proposta di risolvere il problema del finanziamento all'aborto con un ordine esecutivo - ha scritto Doerfinger -. Sappiamo che i rappresentanti stanno cercando di trovare una via d'uscita in buona fede, con l'obiettivo di limitare i danni causati dalle aperture all'aborto della riforma. Ma purtroppo, questa proposta non comincia neanche ad affrontare il problema, che nasce da decenni di decreti federali che applicano i princìpi della Roe v. Wide (la sentenza della Corte Suprema che nel 1973 introdusse l'aborto negli Usa, ndr) alla legislazione sanitaria federale". "A causa di questi decreti la legislazione sanitaria crea un finanziamento legale dell'aborto, a meno che il Congresso non lo proibisca esplicitamente"."Questo è il motivo - continua la nota del rappresentante dei vescovi - per cui nel 1976 c'è voluto l'emendamento Hyde per evitare che il programma Mediaid finanziasse 300mila aborti l'anno". Per cui, conclude Doerfinger, "i nostri esperti legali sono unanimi nel ritenere che in questa situazione qualsiasi ordine esecutivo o regolamento sarà facilmente spazzato via da qualsiasi ingiunzione di tribunale".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-03-26

la riforma È stata approvata domenica dal congresso

Sanità Usa, l'ultimo sì alla Camera completa il successo di Obama

Via libera al pacchetto di "correzioni" alla legge. Adesso

il testo potrà essere ratificato dal presidente

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Obama firma la riforma della sanità (Fotogramma)

Obama firma la riforma della sanità (Fotogramma)

WASHINGTON - Dopo avere approvato la storica riforma della sanità, il Congresso degli Stati Uniti ha dato il via libera al pacchetto di "correzioni" alla legge garantendo un totale successo a Barack Obama e alla sua amministrazione. La Camera ha approvato con 220 voti favorevoli e 207 contrari l’insieme delle modifiche che, poche ore prima, avevano già avuto il semaforo verde del Senato (56 voti favorevoli e 43 contrari).

L'ITER - Le 153 pagine del provvedimento erano state già approvate dalla Camera domenica scorsa, ma all’esame del Senato vizi procedurali avevano portato ad alcune piccole correzioni del testo. La costituzione americana prevede che una legge sia approvata sia alla Camera che al Senato nella stessa lettura, in caso di modifiche anche lievi ad un disegno di legge da parte di una delle camere, anche l’altra deve ratificarle. Dopo il passaggio alla Camera il testo potrà essere adesso firmato dal presidente Barack Obama, che in questo modo completerà il quadro della riforma dopo la ratifica del provvedimento principale, da 1200 pagine, martedì scorso.

SFIDA - A questo punto il presidente può affrontare i repubblicani. "Se vogliono combattere, sono pronto alla lotta" ha detto durante un comizio ad Iowa City, "non credo che gli americani vorranno rimettere alla guida l'industria delle assicurazioni sanitarie: abbiamo già sperimentato cosa significa e non vogliamo tornare a quel punto".

Redazione online

25 marzo 2010(ultima modifica: 26 marzo 2010)

 

 

 

2010-03-23

Promulgata la riforma. "La storia è fatta quando la passione si fonde con saldi principi"

Sanità, Obama firma la legge

"Dedicato anche a mia madre"

Il presidente si commuove pensando alla madre, malata di cancro, e alla sua lotta con le compagnie assicurative

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Lo storico momento della firma (Ap)

Lo storico momento della firma (Ap)

WASHINGTON - "Si apre una nuova era negli Stati Uniti". Sono parole di grande emozione quelle pronunciate dal presidente Obama dopo la firma apposta sotto la legge sulla sanità. La cerimonia è avvenuta nella East Room della Casa Bianca, alla presenza di gran parte dei parlamentari democratici del Congresso che hanno approvato la storica legislazione compresa la speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader democratico del Senato Harry Reid. Nessun repubblicano era presente. Invitati anche numerosi congiunti del senatore Ted Kennedy, morto in agosto dopo avere fatto della riforma sanitaria la causa della sua vita: la vedova Vicki, il figlio Patrick, la nipote Caroline Kennedy (figlia di John Kennedy).

I PRESENTI - C'erano anche medici e infermieri e alcuni personaggi simbolo delle ingiustizie dell'attuale sistema di copertura sanitaria. Obama ha detto che la legge fa diventare realtà "una riforma per cui diverse generazioni di americani hanno combattuto". "Presidente, siete riuscito a fare quello che generazioni di politici, sia democratici che repubblicani, hanno tentato di fare", ha detto il vice presidente Joe Biden. "Non siamo una nazione che riduce le sua aspirazioni", ha ricordato Obama, "Siamo una nazione che costruisce il proprio destino, ed è per questo che siamo gli Stati Uniti d’America".

LA MADRE - Il presidente commosso ha dedicato la vittoria alla madre: "Firmo questa riforma nel nome di mia madre, che ha dovuto lottare con le compagnie assicurative persino mentre combatteva contro il cancro nei suoi ultimi giorni di vita". Poi ha citato i nomi di alcuni americani colpiti dagli abusi della compagnie di assicurazione. Ha ricordato gli sforzi di passati presidenti per riformare il sistema, come Teddy Roosevelt, Franklin Roosevelt, oltre che Bill e Hillary Clinton. Infine ha riservato una menzione speciale al senatore Ted Kennedy, che ha dedicato gran parte della sua carriera politica alla riforma della sanità.

Redazione online

23 marzo 2010

 

 

 

 

Raggiunto un accordo con gli anti-abortisti

Sanità Usa, la riforma storica di Obama

"Siamo ancora capaci di grandi cose"

Approvato alla Camera il provvedimento che estende l'assistenza medica a 32 milioni di cittadini

Raggiunto un accordo con gli anti-abortisti

Sanità Usa, la riforma storica di Obama

"Siamo ancora capaci di grandi cose"

Approvato alla Camera il provvedimento che estende l'assistenza medica a 32 milioni di cittadini

WASHINGTON - Una svolta storica, per gli Stati Uniti. Barack Obama è riuscito nell'impresa mancata per oltre un secolo dai suoi predecessori. La riforma del sistema sanitario nazionale è adesso una realtà. La Camera dei Rappresentanti Usa ha adottato il testo, nella versione approvata dal Senato il 24 dicembre, con una maggioranza di 219 voti contro 212, tre più dei 216 necessari. I repubblicani hanno votato compatti per il no. Dopo un anno di scontri politici, colpi di scena e intense mediazioni, per il presidente americano si tratta di una straordinaria vittoria politica: ampliare la copertura sanitaria degli americani era la sfida più ambiziosa del suo programma politico e di fatto risulta la più ampia iniziativa di riforma sociale degli ultimi 50 anni negli Stati Uniti.

Cosa cambia con la riforma - Guarda la scheda-video

IL RUOLO DELLA PELOSI - Le ultime ore prima e durante la seduta della Camera sono state decisive per trovare i numeri necessari all'approvazione. E determinante è stato soprattutto il ruolo della speaker del Congresso, Nancy Pelosi. Arrivata in aula con il martello di legno con il quale nel 1965, presidente Lyndon Johnson, fu introdotto Medicare, la prima storica riforma in tema di Sanità in America. Sue le trattative con gli ultimi indecisi nelle file democratiche, sue le dichiarazioni che hanno fatto capire che finalmente c'era la certezza dei numeri. La svolta arriva nel pomeriggio, intorno alle 21 in Italia, dopo un paio d'ore di scontri verbali in aula e contestazioni fuori da Capitol Hill. E poco dopo, quando Bart Stupak, il deputato cattolico leader degli anti-abortisti della Camera, comunica ufficialmente il suo sì, si capisce la riforma passerà. Decisivo un comunicato ufficiale della Casa Bianca con il quale Obama conferma che mai i fondi pubblici saranno indirizzati a favorire l'interruzione di gravidanza.

Nancy Pelosi con il "martello" storico

Nancy Pelosi con il "martello" storico

IL PRESIDENTE - La misura, un obiettivo rincorso da numerose amministrazioni da quasi un secolo (se ne discuteva dalla presidenza di Thedore Roosevelt, 1901-1909), richiede adesso solo la firma di Obama per trasformarsi in legge (il che dovrebbe accadere non prima di martedì). "Abbiamo dimostrato che siamo ancora un popolo capace di fare grandi cose", ha commentato il presidente dalla Casa Bianca. La riforma estenderà i servizi sanitari a 32 milioni di statunitensi grazie all'allargamento del raggio di azione dei programmi di salute pubblica (Medicare, finora limitato ai cittadini con reddito al di sotto della soglia dell'indigenza) e grazie ai sussidi alle famiglie che non possono acquistare polizze assicurative private; vieterà anche alle compagnie assicurative di rifiutare le polizze a bambini o adulti con malattie congenite e impedirà di revocare le polizze ai già assicurati. Una riforma con la quale il 95% dei quasi 300 milioni di cittadini americani disporrà di una copertura sanitaria. Il costo per il bilancio statale di tutto ciò è naturalmente oneroso e verrebbe finanziato in parte con i tagli a Medicaid e in parte con nuove tasse ad hoc.

La deputata democratica Sheila Jackson Lee con una copia autografata della legge (Ansa)

La deputata democratica Sheila Jackson Lee con una copia autografata della legge (Ansa)

IL PROVVEDIMENTO - Da notare che il testo che approderà sulla scrivania di Obama è quello approvato dal Senato: con la perdita del seggio di Ted Kennedy nel Massachussets si è persa infatti la maggioranza qualificata che metteva i Democratici al riparo da qualsiasi ostruzionismo parlamentare, rendendo impossibile un'armonizzazione dei due provvedimenti già adottati dalla due Camere per una seconda lettura. "Questa sera abbiamo superato il peso della politica, mentre tutti gli specialisti affermavano che questo non sarebbe stato più possibile", ha commentato Obama pochi minuti dopo l'approvazione del progetto di legge alla Camera. "Non ci siamo arresi al cinismo, alla sfiducia, alla paura. Abbiamo provato che restiamo un popolo capace di grandi cose", ha aggiunto il presidente. Obama è intervenuto alla televisione dalla "East Room" della Casa Bianca. Il presidente, che ha dovuto utilizzare tutta la sua influenza politica per convincere la sua maggioranza a firmare un testo molto impopolare, ha comparato la propria vittoria con le sfide storiche degli americani. "Questa sera abbiamo risposto all'appello della storia come tanti americani hanno fatto prima di noi - ha dichiarato. - Non siamo sfuggiti alle nostre responsabilità, le abbiamo affrontate. Non abbiamo avuto timore del nostro futuro".

RISALE LA POPOLARITA' DI OBAMA - Il successo porta approvazione: sul sito dell’istituto di sondaggi Gallup, alla voce "approvazione dell’operato di Obama", si può notare come la popolarità del presidente sia tornata al 50% dopo mesi di malcontento che superava di gran lunga l’approvazione. Un bel più 3%, con un livello di disapprovazione sceso al 43%. Merito del successo ottenuto con la riforma sanitaria? E’ troppo presto per dirlo. Quest’ultimo sondaggio risale infatti a poche ore prima del voto dell’atteso disegno di legge alla Camera dei Rappresentanti. Ma certo, nelle ultime ore, l’odore di un successo impensabile fino ad un mese fa aveva iniziato a diffondersi tra gli americani. L’effetto è stato il ritorno ad un 50% dopo settimane di popolarità tra il 45 e il 48%. Solo 16 marzo erano appena il 46% gli americani che appoggiavano Obama. Di sicuro siamo lontani dai risultati ottenuti da Obama nella prima parte del 2009, con punte di popolarità quasi al 70%, ma il presidente può ben sperare se è vero quello che aveva previsto l’anno scorso l’ex presidente Bill Clinton: "I numeri di Obama saliranno del 10% alla volta se la riforma sanitaria passerà".

Redazione online

21 marzo 2010

(ultima modifica: 23 marzo 2010)

 

 

 

 

la nuova sanita' negli usa

La riforma di Obama: cosa cambia

la nuova sanita' negli usa

La riforma di Obama: cosa cambia

Ecco i contenuti principali della riforma della Sanità negli Usa e i passaggi che deve ancora affrontare.

LA NOVITA' - Attualmente circa-40-50 milioni di americani non hanno copertura sanitaria con assicurazioni private. La riforma della Sanità consente a circa 32 milioni di cittadini americani che oggi non hanno alcun accesso a cure mediche di sottoscrivere una polizza assicurativa con una compagnia privata. Pagando il premio, non dovranno in caso di malattia pagare di tasca propria prestazioni mediche, ospedaliere o medicinali. La riforma prevede finanziamenti pubblici e incentivi per sottoscrivere una polizza. La riforma non introduce una sanità pubblica come quella dei Paesi europei e non copre tutta la popolazione. Il testo impone anche nuove regole per le compagnie assicurative che non potranno negare la copertura a nessuno, neppure a chi sia affetto da malattie croniche e prevede un tetto per i premi.

I COSTI - La riforma costa al bilancio statale circa 940 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Secondo il Congressional Budget Office, l’osservatorio bipartisan del Congresso sul bilancio federale, l'attuazione consentirà agli Stati Uniti di tagliare il deficit di 138 miliardi di dollari nei primi dieci, e ulteriori risparmi per il decennio successivo (oltre 1.000 miliardi di dollari). Il deficit federale americano potrebbe arrivare a 1600 miliardi di dollari entro la fine del 2010.

L'ULTIMO VOTO - La Costituzione impone che i due rami del parlamento approvino un disegno di legge nella stessa lettura. Il Congresso vota sul testo già rilasciato dal Senato ma con una serie di aggiunte e correzioni. Di conseguenza il Senato dovrà votare di nuovo sul pacchetto di emendamenti introdotti dalla Camera. Solo a quel punto il percorso sarà completato. Al Senato i democratici hanno perso insieme al seggio di Ted Kennedy anche la super maggioranza di 60 voti su 100 al Senato ma ricorreranno a uno stratagemma parlamentare che consente di votare la legge con una maggioranza semplice di 51 voti (Fonte:Apcom)

 

21 marzo 2010(ultima modifica: 22 marzo 2010)

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2010-03-21

Alla vigilia dello storico voto regnano ansia e confusione tra i democratici che si smentiscono a vicenda

Larson: "Abbiamo i 216 sì necessari per approvare la legge". Wasserman: "Non li abbiamo ma li avremo"

Il giorno della verità per Obama

Riforma sanitaria all'esame della Camera

Il presidente offre un compromesso per ottenere i voti degli anti-abortisti

"Dopo il sì, riaffermerò i limiti imposti all'uso di fondi federali"

Il giorno della verità per Obama Riforma sanitaria all'esame della Camera

Il presidente Usa, Barack Obama

WASHINGTON - Un momento storico per Barack Obama e la sua riforma sanitaria. Un pacchetto da 940 miliardi di dollari per i prossimi 10 anni che garantirà l'assistenza sanitaria a 32 milioni di americani che ora ne sono privi. I deputati sono stati convocati alle 13 (le 18 in Italia) ma cominceranno a votare molto più tardi, tra le 18 e mezzanotte ora italiana. La Camera dei rappresentanti dovrà infatti votare prima la versione del piano già approvata in Senato e successivamente una serie di emendamenti. Il pacchetto dovrà poi ripassare al Senato per l'approvazione finale.

L'esito si avrà quando in Italia sarà notte fonda ma se la riforma sarà approvata Obama avrà raggiunto, dopo una battaglia durata mesi, l'obiettivo mai centrato dai suoi predecessori. "Teddy Roosevelt, un repubblicano, è stato il primo ad auspicare che tutti avessero un'assistenza sanitaria in questo paese - ha detto il capo della Casa Bianca - da allora abbiamo avuto presidenti, repubblicani e democratici, da Harry Truman a Richard Nixon, da Jfk a Lyndon Johnson, e ogni presidente ha detto che bisognava aggiustare il sistema".

Il New York Times prevede che dovrebbero farcela "solo per un pelo" a superare la maggioranza richiesta, cioè 216 sì, malgrado sulla carta siano 255. Ma niente è scontato, e a poche ore dal voto tra i democratici, ancora a caccia di consensi, regnano ansia e confusione. "Abbiamo i voti, oggi faremo la storia", ha detto alla Nbc John Larson, leader del gruppo al Congresso, riferendosi ai 216 deputati necessari per approvare la legge. Il parlamentare è stato subito smentito all'interno del suo stesso gruppo da Debbie Wasserman Schultz: "Non abbiamo ancora i 216 voti, ma li avremo", ha detto alla Fox.

 

Sembrerebbe superato anche lo scoglio degli anti-abortisti: il capofila fra i democratici, deputato Bart Stupak, ha detto che voterà a favore della riforma grazie all'ordine esecutivo di Obama che ribadisce la legge che blocca i finanziamenti federali per l'aborto. E che il presidente ha ribadito proprio mentre si svolge la discussione del testo alla Camera: dopo il sì alla riforma, emanerà un ordine esecutivo che riaffermerà i limiti imposti all'uso di fondi federali per l'interruzione della gravidanza.

I repubblicani, in ogni caso, sono pronti a prendersi la rivincita. Il partito "cancellerà la legge" dopo le elezioni di mid-term, che, secondo l'augurio dei conservatori, consegnerà loro la maggioranza parlamentare. Per i repubblicani infatti, nessuno dei quali ha risposto all'offerta del presidente tesa a cercare un terreno comune sulla sanità, si tratta un'inaccettabile riforma statalista, contraria agli interessi dei contribuenti e ai valori americani.

D'altro canto per molti democratici, dentro e fuori il Congresso, il voto viene vissuto con l'amarezza delle occasioni perdute, considerando quanto dell'ambizioso progetto di partenza è stato perso per strada. A partire dalla public option, l'ente pubblico di assistenza sanitaria, inizialmente sostenuta dalla Casa Bianca e inserita nel testo di riforma approvato a novembre alla Camera, ma non in quello passato a Natale al Senato. Secondo il Congressional Budget Office, con la riforma sarà fornita l'assistenza sanitaria al 95% della popolazione non anziana: non riuscirà quindi garantire il diritto alla salute a tutti gli oltre 46 milioni di americani che, secondo il censimento del 2009, sono privi di assicurazione.

(21 marzo 2010) Tutti gli articoli di Esteri

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.repubblica.it

2010-03-26

Approvato (con 220 voti contro 207) anche il pacchetto di modifiche

Sconfitti i repubblicani che cercheranno la rivincita nelle elezioni di midterm

Usa, via libera definitivo alla Camera

per la riforma sanitaria di Obama

Usa, via libera definitivo alla Camera per la riforma sanitaria di Obama

Lo speaker democratico al Senato, Steny Hoyer illustra alla stampa il risultato del voto sulla riforma sanitaria

WASHINGTON - Il Congresso americano, dopo avere approvato domenica la storica riforma sanitaria, ha dato luce verde giovedì sera anche al pacchetto di modifiche, completando il trionfo dei democratici e dell'amministrazione Obama. La Camera ha approvato infatti per 220 voti a 207 (quattro più del minimo) le norme che, poche ore prima, avevano avuto il "sì" del Senato per 56 voti a 43.

I repubblicani, sconfitti domenica col passaggio della riforma della sanità, avevano cercato una rivincita tentando di bloccare il passaggio delle modifiche con una raffica di emendamenti al Senato (tutti sconfitti). Il pacchetto era già stato approvato dalla Camera domenica, ma poichè il testo nella lunga battaglia al Senato aveva subito un cambiamento 'tecnico' (una alterazione di sedici righe su 153 pagine) il testo è tornato giovedì sera alla Camera per il voto definitivo.

La strategia in due fasi, prima la legge e poi le modifiche, era stata ideata dalla Casa Bianca e dai democratici per aggirare la perdita della maggioranza blindata di 60 voti al Senato subita dai democratici con la sconfitta in Massachusetts sul seggio occupato per quasi mezzo secolo da Ted Kennedy e passato ai repubblicani dopo la sua morte.

I repubblicani, che hanno votato in massa contro la riforma, hanno promesso ai democratici di trasformare la campagna elettorale per il voto di midterm di novembre in un referendum sulla riforma mettendo sotto accusa i democratici che l'hanno approvata.

Ma il presidente Barack Obama, che ha conseguito con la riforma un successo sfuggito per un secolo a numerosi altri inquilini della Casa Bianca, ha raccolto la sfida dicendosi certo che gli americani, una volta assaporati nei prossimi mesi i benefici della nuova legge, premieranno alle prossime elezioni il partito che ha sostenuto la storica riforma.

Il dibattito sulla riforma, durato oltre un anno negli Usa, ha lasciato strascichi pesanti: alcuni deputati democratici hanno ricevuto questa settimana minacce di morte (e lanci di mattoni negli uffici) per avere approvato la nuova legge.

(26 marzo 2010)

 

 

2010-03-23

Il presidente: "Abbiamo appena affermato il principio che tutti hanno diritto alla salute"

Dalla Florida parte la crociata legale: "violata la libertà individuale, peso fiscale insostenibile"

Obama firma la riforma sanitaria

e partono i ricorsi di 13 Stati

Obama firma la riforma sanitaria e partono i ricorsi di 13 Stati

Il presidente Barack Obama firma la nuova riforma sanitaria

WASHINGTON - Gli Stati Uniti hanno da oggi un nuovo sistema sanitario, e nelle aule di giustizia è già cominciata la battaglia per boicottarlo. Il presidente Barack Obama ha firmato oggi alla Casa Bianca la legge approvata di stretta misura dalla Camera dei rappresentanti domenica sera. E subito dopo i procuratori generali di 13 stati americani hanno avviato un procedimento legale affinché il governo federale blocchi la riforma in quanto anti-costituzionale. Gli esperti sostengono che questa azione è destinata a fallire in quanto la costituzione americana stabilisce che le leggi federali soppiantano le leggi dei singoli Stati. Ma di certo il tema della costituzionalità della riforma è destinato ad alimentare il dibattito politico fino alle elezioni di mid-term, a novembre. Qui i repubblicani sperano di giocare la carta dell'impopolarità della riforma in ampie fasce della popolazione per rovesciare gli equilibri al Congresso.

La firma. "Abbiamo appena assicurato il principio fondamentale che tutti possano avere una sicurezza di base quando si tratta della salute", ha detto Obama in una cerimonia nella East Room della Casa Bianca alla presenza dei deputati democratici, guidati dalla speaker Nancy Pelosi riconosciuta come la vera artefice della vittoria parlamentare, che applaudivano e approvavano sonoramente. La legge estende la copertura sanitaria a 32 milioni di americani, espande i programmi di assistenza del governo per i più poveri, aumenta il carico fiscale per i più ricchi e vieta alle compagnie assicurative alcune pratiche discriminatorie, come la possibilità di rifiutare una polizza a persone che abbiano problemi di salute pregressi. Indicando l'avvio di "una nuova stagione" il presidente americano ha voluto sottolineare la coincidenza tra "l'approvazione della riforma da parte del Congresso e l'inizio della primavera. "La legge alla mia firma -ha aggiunto- metterà in moto riforme per le quali hanno lottato generazioni di americani".

 

La battaglia legale. Gli Stati "ribelli" (Florida, South Carolina, Nebraska, Texas, Michigan, Utah, Pennsylvania, Alabama, South Dakota, Louisiana, Idaho, Washington e Colorado) sono guidati dal procuratore generale della Florida Bill Mccollum. Tutti i procuratori generali, tranne uno, sono repubblicani. Gli Stati sostengono che la legge pone un vincolo fiscale insostenibile ai bilanci statali già sofferenti, con un'estensione del programma Medicaid che è gestito a livello statale. La riforma, sostengono i procuratori nel loro ricorso, limita la libertà degli individui che vivono in questi Stati perché impone che tutti i cittadini o residenti legali negli Stati Uniti abbiano una copertura sanitaria o paghino una penalità fiscale.

(23 marzo 2010) Tutti gli articoli di Esteri

 

 

 

 

Nella notte il "sì" della Camera con 219 favoervoli e 212 contrari

Assistenza medica per 32 milioni di americani che ne erano sprovvisti

"Questo è il vero cambiamento"

Passa la riforma sanitaria di Obama

Ora tocca al Senato. Il presidente ha vinto le ultime resistenze degli antiabortistidal corrispondente FEDERICO RAMPINI

"Questo è il vero cambiamento" Passa la riforma sanitaria di Obama

La speaker della Camera, Nancy Pelosi parla dopo il voto sulla riforma sanitaria

NEW YORK - "Questa non è una riforma radicale ma è una grande riforma. Questo è il vero cambiamento". Così a mezzanotte, ora di Washington, Barack Obama ha salutato lo storico voto della Camera. Un'ora prima con 219 sì contro 212 no, sotto la presidenza di Nancy Pelosi la Camera aveva approvato la sua sofferta riforma sanitaria. E' passata una legge di straordinaria portata, che dopo l'approvazione del Senato estenderà a 32 milioni di americani un'assistenza medica di cui erano finora sprovvisti. E' la fine di un incubo, 14 mesi in cui il presidente si era giocato la sua immagine su questo "cantiere progressista".

LA SCHEDA: IL TESTO DELLA RIFORMA

Obama ce l'ha fatta su un terreno dove da mezzo secolo tutti i presidenti erano stati sconfitti. Ha affrontato una piaga sociale, che vede l'America molto più indietro degli altri paesi ricchi per la qualità delle cure mediche offerte all'insieme della popolazione. Forse il suo partito pagherà qualche prezzo alle elezioni legislative di novembre, ma i democratici hanno messo la loro firma esclusiva (senza un solo voto repubblicano) su una delle più ambiziose normative sociali del paese. 34 di loro hanno votato contro, per paura di giocarsi la rielezione a novembre, di fronte all'offensiva della destra che dipinge questa legge come la "socializzazione delle cure mediche" e l'anticamera di una bancarotta di Stato. Ma fino all'ultimo le defezioni nel partito di maggioranza hanno rischiato di essere ben più elevate.

La pattuglia più numerosa dei "dissidenti" era quella degli antiabortisti, guidati dal deputato Bart Stupak del Michigan. E' stato decisivo l'intervento di Barack Obama nelle ultimissime ore. Rinviato il suo viaggio in Indonesia, il presidente ha fatto pressione personalmente su ciascuno dei deputati incerti. Agli antiabortisti ha offerto una garanzia speciale: proprio mentre la Camera era riunita per le votazioni, ieri Obama ha firmato un "ordine esecutivo" che rafforza il divieto di usare i fondi federali per rimborsare le spese delle interruzioni di gravidanza. A quel punto Stupak e la pattuglia di antiabortisti sono passati a favore della riforma, garantendo la maggioranza per l'approvazione della legge. L'ultimo voto al Senato è previsto in pochi giorni, ed entro questa settimana Obama dovrebbe firmare la legge.

 

I primi effetti di questa riforma, in vigore da subito, colpiranno gli abusi più odiosi delle assicurazioni. Sarà vietato alle compagnie assicurative rescindere una polizza quando il paziente si ammala, una pratica fin qui tristemente consueta. Sarà illegale rifiutarsi di assicurare un bambino invocando le sue malattie pre-esistenti.

Diventeranno fuorilegge anche i tetti massimi di spesa, usati dalle assicurazioni per rifiutare i rimborsi oltre un certo ammontare (un costume particolarmente deleterio per i pazienti con patologie gravi che richiedono terapie costose, come il cancro). I genitori avranno il diritto di mantenere nella copertura della propria assicurazione sanitaria i figli fino al compimento del 26esimo anno di età, una norma particolarmente attesa in una fase in cui i giovani stentano a trovare un posto di lavoro (e quindi non hanno accesso all'assicurazione che di solito è connessa a un impiego stabile). Più avanti, entro il 2014, scatteranno gli altri aspetti della riforma, quelli che porteranno 32 milioni di americani ad avere finalmente diritto a un'assistenza. Di questi, la metà circa entreranno sotto la copertura della mutua di Stato per i meno abbienti, il Medicaid. Quest'ultimo garantirà cure gratuite fino alla soglia di 29.000 dollari di reddito annuo lordo, per una famiglia di quattro persone. Altri 16 milioni dovranno invece comprarsi una polizza assicurativa. Ma potranno farlo scegliendo in una nuova Borsa competitiva sorvegliata dallo Stato, e riceveranno sussidi pubblici fino a 6.000 dollari, onde evitare che l'assicurazione gli costi più del 9,5% del loro reddito. Multe salate per le aziende con oltre 50 dipendenti che non offrono l'assicurazione sanitaria ai dipendenti. Perché questo resterà comunque anche dopo la riforma il tratto distintivo del sistema sanitario americano, imperniato sulle assicurazioni private, e ben lontano dai servizi sanitari nazionali dei paesi europei.

Manca, nella riforma, quello che all'origine doveva essere l'aspetto più radicalmente innovativo: la cosiddetta opzione pubblica. Di fronte alle accuse di voler imporre un "socialismo medico di tipo cubano" - secondo uno slogan usato dalla destra populista del Tea Party Movement - i democratici hanno abbandonato quell'idea, che avrebbe creato un'assicurazione di Stato disponibile a tutti, a costi contenuti, per far concorrenza alle assicurazioni private. In compenso ci sarà una stangata fiscale sulle multinazionali farmaceutiche, per finanziare una parte dei costi della riforma.

Il voto compatto di tutti i repubblicani contro la riforma sancisce la sconfitta di Obama su un terreno: la ricerca di larghe intese bipartisan per fare avanzare le sue riforme. Questo potrebbe danneggiare un presidente che nel novembre 2008 conquistò la Casa Bianca anche grazie ai voti degli indipendenti, l'elettorato fluttuante di centro. Ma la destra è scivolata su posizioni estreme e Obama ha dovuto fare un calcolo diverso: rinunciare a questa riforma avrebbe deluso la base più progressista e militante del partito democratico, spingendola all'astensionismo alle elezioni di novembre. La vittoria alla Camera ha del miracoloso perché appena due mesi fa la riforma sembrava condannata, quando i democratici persero un'elezione cruciale nel seggio senatoriale del Massachusetts che era stato di Ted Kennedy. Proprio le compagnie assicurative hanno fornito a Obama l'opportunità per riprendere l'iniziativa: il rincaro del 39% delle tariffe imposto dal colosso assicurativo Blue Cross in California un mese fa è diventato il simbolo di un sistema iniquo e perverso. Da quell'episodio è cominciata la riscossa di Obama, che ha accusato i repubblicani di essere al servizio di un capitalismo sanitario che accumula profitti speculando sulle sofferenze dei cittadini.

© Riproduzione riservata (22 marzo 2010

 

 

2010-03-21

Alla vigilia dello storico voto regnano ansia e confusione tra i democratici che si smentiscono a vicenda

Larson: "Abbiamo i 216 sì necessari per approvare la legge". Wasserman: "Non li abbiamo ma li avremo"

Il giorno della verità per Obama

Riforma sanitaria all'esame della Camera

Il presidente offre un compromesso per ottenere i voti degli anti-abortisti

"Dopo il sì, riaffermerò i limiti imposti all'uso di fondi federali"

Il giorno della verità per Obama Riforma sanitaria all'esame della Camera

Il presidente Usa, Barack Obama

WASHINGTON - Un momento storico per Barack Obama e la sua riforma sanitaria. Un pacchetto da 940 miliardi di dollari per i prossimi 10 anni che garantirà l'assistenza sanitaria a 32 milioni di americani che ora ne sono privi. I deputati sono stati convocati alle 13 (le 18 in Italia) ma cominceranno a votare molto più tardi, tra le 18 e mezzanotte ora italiana. La Camera dei rappresentanti dovrà infatti votare prima la versione del piano già approvata in Senato e successivamente una serie di emendamenti. Il pacchetto dovrà poi ripassare al Senato per l'approvazione finale.

L'esito si avrà quando in Italia sarà notte fonda ma se la riforma sarà approvata Obama avrà raggiunto, dopo una battaglia durata mesi, l'obiettivo mai centrato dai suoi predecessori. "Teddy Roosevelt, un repubblicano, è stato il primo ad auspicare che tutti avessero un'assistenza sanitaria in questo paese - ha detto il capo della Casa Bianca - da allora abbiamo avuto presidenti, repubblicani e democratici, da Harry Truman a Richard Nixon, da Jfk a Lyndon Johnson, e ogni presidente ha detto che bisognava aggiustare il sistema".

Il New York Times prevede che dovrebbero farcela "solo per un pelo" a superare la maggioranza richiesta, cioè 216 sì, malgrado sulla carta siano 255. Ma niente è scontato, e a poche ore dal voto tra i democratici, ancora a caccia di consensi, regnano ansia e confusione. "Abbiamo i voti, oggi faremo la storia", ha detto alla Nbc John Larson, leader del gruppo al Congresso, riferendosi ai 216 deputati necessari per approvare la legge. Il parlamentare è stato subito smentito all'interno del suo stesso gruppo da Debbie Wasserman Schultz: "Non abbiamo ancora i 216 voti, ma li avremo", ha detto alla Fox.

 

Sembrerebbe superato anche lo scoglio degli anti-abortisti: il capofila fra i democratici, deputato Bart Stupak, ha detto che voterà a favore della riforma grazie all'ordine esecutivo di Obama che ribadisce la legge che blocca i finanziamenti federali per l'aborto. E che il presidente ha ribadito proprio mentre si svolge la discussione del testo alla Camera: dopo il sì alla riforma, emanerà un ordine esecutivo che riaffermerà i limiti imposti all'uso di fondi federali per l'interruzione della gravidanza.

I repubblicani, in ogni caso, sono pronti a prendersi la rivincita. Il partito "cancellerà la legge" dopo le elezioni di mid-term, che, secondo l'augurio dei conservatori, consegnerà loro la maggioranza parlamentare. Per i repubblicani infatti, nessuno dei quali ha risposto all'offerta del presidente tesa a cercare un terreno comune sulla sanità, si tratta un'inaccettabile riforma statalista, contraria agli interessi dei contribuenti e ai valori americani.

D'altro canto per molti democratici, dentro e fuori il Congresso, il voto viene vissuto con l'amarezza delle occasioni perdute, considerando quanto dell'ambizioso progetto di partenza è stato perso per strada. A partire dalla public option, l'ente pubblico di assistenza sanitaria, inizialmente sostenuta dalla Casa Bianca e inserita nel testo di riforma approvato a novembre alla Camera, ma non in quello passato a Natale al Senato. Secondo il Congressional Budget Office, con la riforma sarà fornita l'assistenza sanitaria al 95% della popolazione non anziana: non riuscirà quindi garantire il diritto alla salute a tutti gli oltre 46 milioni di americani che, secondo il censimento del 2009, sono privi di assicurazione.

(21 marzo 2010) Tutti gli articoli di Esteri

 

 

 

Sanità Usa, la svolta di Obama

ecco i contenuti della legge

Il testo, una volta approvato, andrà alla Casa Bianca per la ratifica

Gli emendamenti saranno oggetto di un voto successivo del Senato

Sanità Usa, la svolta di Obama ecco i contenuti della legge

Barack Obama

UNA riforma "storica", nella quale nessun presidente americano era finora riuscito. Ecco di seguito, in sintesi, il contenuto della legge sulla riforma della sanità che la Camera dei rappresentanti si appresta a votare oggi a Washington. Una volta approvato il testo - identico a quello già votato dal Senato - andrà alla Casa Bianca per la ratifica. Gli emendamenti sui quali la Camera è chiamata a pronunciarsi saranno invece oggetto di un voto successivo del Senato, con la sola necessità della maggioranza semplice grazie al meccanismo della "riconciliazione", di norma utilizzato per la legge finanziaria.

Quanti saranno assicurati. La legge rende accessibile una copertura assicurativa al 94% (il 95% con l'emendamento) dei cittadini non anziani, espandendo il servizio medicaid e offrendo dei benefici fiscali senza i quali molte persone troverebbero difficile permettersi un'assicurazione.

Obbligo per i singoli. E' fatto obbligo di acquistare una copertura sanitaria individuale, pena una multa di 750 dollari oppure - se la cifra dovesse risultare maggiore - del 2% dei redditi entro il 2016 (695 dollari e il 2,5%, con l'emendamento).

Obbligo per i datori di lavoro. Il testo del Senato non lo include, ma richiede alle aziende con 50 o più impiegati di contribuire alla spesa se questa è a carico dei contribuenti. L'emendamento prevede per le stesse imprese una tassa annuale di 2mila dollari, ma applicabile solo a partire dal 30simo impiegato.

Aborto. La copertura assicurativa può includere l'interruzione di gravidanza, ma come un servizio a parte per il quale si paga in modo separato; non è previsto alcun emendamento.

 

Finanziamento. La copertura finaziaria alla legge è assicurata dai tagli al programma medicare e a nuove tasse, comprese quella sulle coperture assicurative che superano i 23mila dollari per una famiglia di quattro persone, nonché le coppie con un reddito superiore ai 250mila dollari l'anno. L'emendamento ritara l'impatto fiscale ma prevede anche una tassa sugli investimenti del 3,5% sempre per le coppie con un reddito superiore ai 250mila dollari l'anno.

Medicaid. Il servizio per i cittadini indigenti verrebbe ampliato fino a coprire chiunque guadagni meno del 133% della soglia di povertà a livello federale (circa 29mila dollari l'anno per una famiglia di quattro persone). L'emendamento viene incontro alle esigenze dei governi statali aumentando il contributo federale alla copertura dei costi.

(21 marzo 2010

 

 

 

L'UNITA'

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2010-03-26

Usa, alla Camera il via libera definitivo della riforma sanitaria

Il Congresso americano, dopo avere approvato domenica la storica riforma sanitaria, ha dato luce verde giovedì sera anche al pacchetto di modifiche, completando il trionfo dei democratici e dell'amministrazione Obama.

La Camera ha approvato infatti per 220 voti a 207 (quattro più del minimo) il pacchetto di modifiche già approvato poche ore prima al Senato (per 56 voti a 43). I repubblicani, sconfitti domenica col passaggio della riforma della sanità, avevano cercato una rivincita cercando di bloccare il passaggio delle modifiche con una raffica di emendamenti al Senato (tutti sconfitti). Il pacchetto delle modifiche era già stato approvato dalla Camera domenica ma poichè il testo nella lunga battaglia al Senato aveva subito una modifica 'tecnicà (una alterazione di sedici righe su 153 pagine) il testo è tornato giovedì sera alla Camera per il voto definitivo.

La strategia in due fasi, prima la legge e poi le modifiche, era stata ideata dalla Casa Bianca e dai democratici per aggirare la perdita della maggioranza blindata di 60 voti al Senato subita dai democratici con la perdita del seggio nel Massachusetts occupato per quasi mezzo secolo da Ted Kennedy. I repubblicani, che hanno votato in massa contro la riforma, hanno promesso ai democratici di trasformare la campagna elettorale per il voto di midterm di Novembre in un referendum sulla riforma mettendo sotto accusa i democratici che l'hanno approvata.

Ma il presidente Barack Obama, che ha conseguito con la riforma un successo sfuggito per un secolo a numerosi altri inquilini della Casa Bianca, ha raccolto la sfida dicendosi certo che gli americani, una volta assaporati nei prossimi mesi i benefici della nuova legge, premieranno alle prossime elezioni il partito che ha sostenuto la storica riforma. Il dibattito sulla riforma, durato oltre un anno negli Usa, ha lasciato strascichi pesanti: alcuni deputati democratici hanno ricevuto questa settimana minacce di morte (e lanci di mattoni negli uffici) per avere approvato la nuova legge.

25 marzo 2010

 

 

 

 

2010-03-21

Riforma della Sanità, oggi la "storica" firma di Obama

Il presidente Usa Barack Obama festeggerà oggi il passaggio storico della legge sull'assistenza sanitaria, una vittoria dopo una battaglia combattuta duramente che contribuirà a definire la sua eredità e le possibilità per i democratici di detenere il potere nel Congresso Usa. Obama firmerà la legge per riorganizzare un settore da 2.500 miliardi di dollari e parlerà poi ad una cerimonia con i parlamentari al culmine di uno sforzo che ha segnato il suo consenso.

I suoi consiglieri hanno descritto un'atmosfera euforica alla Casa Bianca dopo che la Camera dei Rappresentanti ha approvato di misura la legislazione sull'assistenza sanitaria, che solo poche settimane fa gli analisti avevano definito morta e sepolta. Obama ha giocato la propria reputazione infondendo la sua energia per far passare la legge, anche cancellando un viaggio previsto in Indonesia e Australia. Il suo concentrarsi intensamente su questo ha suscitato critiche da parte di alcuni democratici preoccupati dal fatto che l'assistenza sanitaria fosse diventata una distrazione dal bisogno di porre rimedio all'economia e stimolare nuovi posti di lavoro.

La riforma, che introduce i più importanti cambiamenti degli ultimi quarant'anni nella politica sanitaria americana, è stata approvata con 219 voti a favore e 212 contrari dalla Camera dei Rappresentanti. La battaglia politica per arrivare a questo risultato è durata un anno, ma la riforma dovrà far fronte ancora a diversi ostacoli. I repubblicani e coloro che nell'industria sono contrari dicono che la riforma da 940 miliardi di dollari farà levitare i costi, aumenterà il deficit e ridurrà le scelte dei pazienti. I senatori repubblicani hanno detto che presenteranno un pacchetto di modifiche per migliorare la riforma. Almeno 11 Stati, tra cui Florida, Virginia e Alabama, vogliono agire legalmente contro la legge.

La festa della Casa Bianca su Twitter Mentre l'orologio scandiva il conto alla rovescia per lo storico voto sulla riforma sanitaria Usa, e i leader del Congresso si battevano per tenere uniti i democratici, la Casa Bianca era a tempo pieno su Twitter. Lo staff della presidenza Usa ha utilizzato il sito di microblogging per testimoniare il momento in corso, registrando quali parlamentari democratici avevano cambiato opinione decidendo di votare a favore della legge, dando alla fine alla legge la piccola maggioranza necessaria per approvarla. I brevi messaggini, chiamati tweet, hanno anche dato a due milioni di utenti registrati una testimonianza passo passo su come il presidente Obama abbia trascorso il proprio tempo mentre il voto si avvicinava.

La Casa Bianca di Obama sta usando sempre più media Internet come Twitter, YouTube e Facebook per parlare direttamente agli americani e mobilitare il sostegno della base all'ambizioso programma politico del presidente. I messaggi di 140 caratteri di Twitter offrono un'immediatezza che è attraente per la Casa Bianca che è nota per essere rigorosamente controllata e rigida sul far trapelare messaggi, nell'ambiente delle notizie tv via cavo che girano 24 ore su 24.

La cronaca del voto Un compromesso sull'aborto ha guidato in porto la riforma della sanita'. I repubblicani che speravano in una Waterloo per Barack Obama hanno dovuto incassare una altrettanto clamorosa sconfitta. Dopo mesi di dibattito e polemiche, di accuse di socialismo, statalismo, stalinismo, il Congresso ha approvato una legge storica, sfuggita per oltre un secolo ai predecessori Obama.

Il voto sul filo del rasoio della Camera dei Rappresentanti sul testo del Senato, 219 a 212, e' arrivato grazie al sostegno di un manipolo di democratici anti-abortisti che hanno strappato in extremis alla Casa Bianca un decreto sul bando all'uso di fondi pubblici nelle interruzioni volontarie di gravidanza.

La svolta e' arrivata nel pomeriggio di domenica Washington, il voto sul testo del Senato che entra nei codici come 'Law of the Land', e' seguito poche ore piu' tardi. Un comunicato della Casa Bianca aveva preceduto di pochi istanti l'annuncio che Bart Stupak, il deputato cattolico leader degli anti-abortisti della Camera, si era spostato sul fronte del si'. Per il suo cambia-bandiera, Stupak e' stato insultato da un repubblicano in aula come ''baby killer'', uccisore di bambini.

Dopo il voto ''giusto'' della Camera, Obama e' uscito nella East Room con il suo vice Joe Biden per cantare vittoria, ma prima, dall'Ufficio Ovale, ha ringraziato la Speaker Nancy Pelosi: ''Hai fatto quel che nessuno prima di te aveva fatto''. ''Questa notte abbiamo dimostrato al mondo che siamo un popolo ancora capace di grandi cose'': questo il primo commento del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dopo il passaggio della riforma sanitaria. ''Il cambiamento - ha detto - non scende dall'alto ma sale dal basso''. Questa notte - ha aggiunto - abbiamo reso possibile cio' che gli scettici dicevano non fosse possibile''.

La vittoria ha chiuso una maratona politica di oltre un anno. Dopo il voto sul testo del Senato la Camera ha approvato un pacchetto di emendamenti che armonizzano la riforma dei senatori con quella che i deputati avevano approvato in novembre.

La Pelosi, madrina della legge quando per Obama tutto sembrava perduto, ha suggellato il via libera con il 'martello' usato nel 1965 - era presidente Lyndon Johnson - dal collega John Dingell per sancire l'approvazione di Medicare, la mutua degli anziani. ''Il presidente Roosevelt ha fatto approvare la Social Security; Johnson, il Medicare. Oggi e' la volta di Obama'', le ha fatto eco il capogruppo democratico John Larson, sicuro della maggioranza di 216 voti necessari per dare l'assicurazione a 32 milioni di americani che attualmente non l'hanno: tanti si' ad alto rischio, che potrebbero costare il posto a molti suoi colleghi di partito nelle elezioni di meta' mandato a novembre.

L'aborto, con l'input dei vescovi cattolici contro la riforma, e le ingenti spese federali (940 miliardi di dollari in in 10 anni) sgradite ai conservatori erano i nodi che avevano frenato per mesi il cammino di una riforma che non crea una sanita' pubblica alla 'europea' ma aiutera' comunque le famiglie povere e della middle class a comprare una polizza dai costi accettabili. 'Obamacare', come l'hanno soprannominata i repubblicani, permettera' ai giovani fino a 26 anni di restare sotto la mutua dei genitori e agli anziani a pagare le medicine senza interruzioni; garantira' una polizza ai malati cronici e a chi ha problemi di salute preesistenti; impedira' infine alle mutue di scaricare chi si ammala.

''E' fatta'', ha applaudito un liberal critico di Obama, l'economista premio Nobel Paul Krugman. E' stata una vittoria annunciata, ma sul filo del rasoio. Nel corso del dibattito Patrick Kennedy, deputato del Rhode Island, e poi la Speaker Pelosi hanno invocato la causa cara al senatore Ted Kennedy, morto di cancro prima di vederla attuata, mentre i repubblicani minacciavano l'uso di ''ogni arma parlamentare disponibile'' per fermare i lavori: gli e' andata male.

La Commissione Procedure della Camera aveva stabilito alla vigilia le regole del gioco: dopo voto procedurale sull'agenda dei lavori (224 a 206), oltre due ore di dibattito sulla legge del Senato e sul provvedimento di aggiustamento che tiene conto del testo della Camera, infine la coppia di votazioni sui due testi. Superato lo scoglio della Camera, il testo del Senato andra' nei prossimi giorni alla firma di Obama, mentre la legge di accompagnamento passera' al Senato per essere votata a maggioranza semplice. Ci vorra' tempo e il risultato non e' scontato: in caso di emendamenti, quel testo tornerebbe alla Camera per un nuovo voto. Per Obama la battaglia per la riforma non e' stata la Waterloo auspicata dai suoi avversari, ma non e' ancora finita.

21 marzo 2010

 

 

 

 

LA SCHEDA 940 miliardi per 32 milioni di americani

La riforma di Obama non garantirà la copertura sanitaria a tutti gli americani e non introdurrà la mutua, ovvero l'assistenza pubblica, così come la conosciamo in Europa ma consentirà a circa 32 milioni di americani dei 40 o 50 milioni che non hanno alcuna forma di assistenza medica, di stipulare un'assicurazione privata con un sistema di aiuti pubblici.

La legge costerà circa 940 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni e consentirà di tagliare il deficit federale di oltre 138 miliardi nel primo decennio che saliranno a oltre 1.300 miliardi nel decennio successivo. Ecco i suoi punti qualificanti.

- Riceveranno sussidi federali per l'acquisto di una polizza le famiglie di quattro persone che guadagnano 88.000 dollari all'anno.

- Verrà creata una 'borsa' delle assicurazioni per agevolare le piccole imprese a garantire la mutua ai dipendenti e i lavoratori autonomi a acquistare l'assicurazione più a buon mercato. Sono esclusi dall'accesso alla 'borsa' gli immigrati illegali.

- Le mutue non potranno negare la polizza ai malati cronici o a chi chiede di assicurarsi avendo condizioni di salute preesistenti. Sarà vietato togliere la mutua a chi si ammala o far pagare di più sulla base della storia medica di una persona.

- Giovani: le mutue dovranno includere i figli fino a 26 anni nell'assicurazione dei genitori.

- Anziani: entro 2020 verrà chiuso il cosiddetto 'buco della ciambellà nella copertura delle medicine per i beneficiari di Medicare. Attualmente la legge prevede che Medicare smetta di pagare dopo che il beneficiario ha acquistato farmaci per 2.830 dollari e riprende a pagare superate 4.550 dollari di spese a proprio carico.

- Tassa Cadillac: a partire del 2018 verrà imposta una tassa del 40 per cento sulle assicurazioni che offrono piani valutati oltre i 10.200 dollari per individuo e 27.500 dollari per famiglia.

- Obbligo di assicurazione: scatterà nel 2016 con una multa pari a 695 dollari o il 2,5 per cento del reddito. Sono immuni

dalla multa gli americani più poveri.

21 marzo 2010

 

 

 

 

 

LA SCHEDA/2 Da Roosevelt a Clinton, un secolo di tentativi falliti

I tentativi dei presidenti Usa di dare agli americani una copertura sanitaria universale, cominciati oltre un secolo fa con Theodore Roosevelt, sono regolarmente falliti col passare dei decenni. Spesso gli avversari dell'iniziativa hanno accusato i fautori di voler

avviare il paese verso il socialismo e la medicina di stato.

Questa una breve storia dei tentativi: All'inizio del '900 Theodore Roosevelt inserisce la riforma sanitaria tra le sue promesse elettorali ma il progetto non passa. Durante la Prima Guerra Mondiale si fanno passi indietro: gli oppositori della riforma la definiscono una 'minaccia prussiana' incompatibile con i valori americani.

Durante la Grande Depressione ci prova Franklin D. Roosevelt, ma viene attaccato dalla potente Associazione dei Medici Americani (Ama). Il presidente finisce col togliere la proposta dalla sua legge sulla Sicurezza Sociale. Durante la Seconda Guerra Mondiale il progetto Wagner-Murray-Dingell per una copertura sanitaria nazionale obbligatoria viene dipinto come uno strumento di Mosca. Durante la Guerra Fredda il presidente Truman appoggia con convinzione la riforma ma è bloccato dai democratici del sud preoccupati che l'intervento federale sulla sanità possa aprire la porta ad un analogo intervento sulla segregazione razziale.

Durante gli anni '60 il presidente Lyndon Johnson getta le basi della Grande Società con l'approvazione di misure a favore dei poveri (Medicaid) e degli anziani (Medicare) nel 1965. Negli anni '70 la battaglia per estendere ad altre decine di milioni di americani il beneficio della copertura sanitaria, che trova il suo paladino nel senatore Ted Kennedy, è resa più dura dai costi di denaro pubblico causati dai meccanismi di Medicaid e Medicare. L'appoggio del presidente Jimmy Carter alla riforma appare perdente quando risulta chiaro che il suo piano è troppo diverso da quello di Ted Kennedy.

Negli anni '90 ci prova anche Bill Clinton, affidando alla first lady Hillary il compito di guidare la task force incaricata di elaborare la riforma. Il tentativo si conclude in modo disastroso: il Congresso si rifiuta di prendere anche solo in considerazione l'enorme bozza di legge messa a punto da Hillary.

21 marzo 2010

 

 

 

Obama, il presidente dei fatti

di Gabriel Bertinettotutti gli articoli dell'autore

Un successo per tante persone e per tante ragioni la riforma sanitaria finalmente varata dal Parlamento americano. Vincono 32 milioni di cittadini che potranno finalmente avere le cure mediche cui non avevano accesso. Vincono altre decine di milioni che grazie alla nuova legge fruiranno di polizze probabilmente meno care. Vincono tutti coloro che non si vedranno più chiudere la porta in faccia dalle compagnie assicurative con il pretesto delle malattie croniche o pregresse. Vince un principio elementare di equità sociale, per cui nessuno può essere lasciato indietro, né dallo Stato né dai privati, in base al criterio per cui ognuno deve badare a se stesso e l'amministrazione pubblica è tenuta ad astenersi dall'intervenire nelle faccende individuali. Vince una norma di civiltà secondo cui il prelievo fiscale interviene a sanare sperequazioni abnormi che impediscono alla massa dei meno abbienti l'accesso ai servizi essenziali.

La riforma approvata in dicembre dal Senato e confermata ora dalla Camera prevede appunto di estendere i benefici dell'assistenza sanitaria ad una grande fetta della popolazione che ne era priva sino a ieri. Senza gravare sul bilancio federale, al contrario di quello che cerca di far credere la propaganda repubblicana, sensibile agli interessi delle lobby industriali medico-farmaceutiche e delle assicurazioni. Aumentando la pressione fiscale sì, ma solo sui redditi molto alti, chiamati a dare il loro contributo per coprire i costi del progetto secondo normali regole di solidarietà sociale.

Obama esce vincitore dal duro e lungo scontro in cui si è trovato coinvolto sin dall'inizio del suo mandato. Avendo per avversari l'opposizione Repubblicana, le minoranze di destra e di sinistra interne allo stesso Partito democratico, e un'opinione pubblica che nell'arco del tempo è diventata sempre più fredda se non addirittura ostile verso la riforma. Il bombardamento della propaganda conservatrice ha fatto breccia anche nell'elettorato che nel 2008 votò per il cambiamento proposto dall'allora senatore dell'Illinois.

La perdita di consensi verso il capo della Casa Bianca è maturata proprio e soprattutto intorno alle sue proposte in materia sanitaria. Ma Obama non ha gettato la spugna. La stoffa dello statista, le sue doti di leadership si sono rivelate proprio nel coraggio con cui ha saputo risalire la china, sfidando l'impopolarità. Se avesse dato retta ai sondaggi, avrebbe recuperato un'effimera quota di consensi accantonando la riforma. Ha tirato dritto invece, perché la posta in palio era troppo alta per essere sacrificata sull'altare della convenienza politica. Non ha nemmeno ceduto all'opposta tentazione di correre incontro alla sconfitta, ostinandosi nel difendere tutto intero il disegno di legge originario anziché modificarlo pragmaticamente per allargare l'area dei consensi. Per questo il voto di ieri non premia solo il diritto alla salute degli americani, ma incorona Obama come grande uomo politico della nostra epoca. Di lui non si può più dire: tante promesse, pochi fatti.

22 marzo 2010

 

 

 

 

 

Riforma Sanità, oggi il voto decisivo. Obama ai deputati dem: "Sarà dura ma ce la faremo"

Dopo una battaglia politica lunga nove mesi, l'aula della Camera dei rappresentanti americana voterà questo pomeriggio la riforma sanitaria, e, secondo i leader democratici, la priorità del presidente Barack Obama in politica interna verrà approvata.

Dopo una giornata che ha visto susseguirsi gli incontri a porte chiuse, e in cui lo stesso Obama ha visitato il Campidoglio, i leader di partito si sono detti fiduciosi di avere i 216 voti necessari per battere la compatta opposizione repubblicana. "Chiaramente, siamo convinti di avere i voti", ha detto ieri ai giornalisti Steny Hoyer, leader dei democratici alla Camera, prima della visita di Obama . "Ci aspettiamo di avere i voti per far passare la legge del Senato". "Abbiamo i voti, in questo

momento", ha detto alla AbcNews John Larson, il presidente del gruppo democratico della Camera: "Il presidente Roosevelt ha

passato la Social Security, Lyndon Johnson ha fatto approvare Medicare. Oggi Barack Obama farà approvare la riforma della

sanita", ha detto Larson.

La Camera oggi voterà separatamente sulla versione della riforma approvata dal Senato - che, se passerà, diverrebbe legge una volta firmata da Obama - e su un secondo pacchetto di modifiche, sponsorizzato dai democratici alla Camera. Obama ieri è salito a Capitol Hill e ha chiesto ai deputati democratici di "resistere" e affrontare quella che potrebbe rivelarsi una votazione difficile dal punto di vista politico: a novembre sono infatti previste le elezioni per il rinnovo del Congresso.

"So che siete sotto pressione", ha detto Obama ai democratici. "Questo è uno di quei momenti. È una di quelle volte in cui potete dire onestamente a voi stessi: "Maledizione, è proprio per questo che sono qui" ". "So che sarà un voto duro, ma

sono fiducioso perchè sono convinto che sia la cosa giusta da fare". In un lungo colloquio, a tratti commovente, il presidente

degli Stati Uniti, insiste più volte su un punto: "Se ognuno di voi crede che questa legge non sia un miglioramento dello

status quo, in cui persone sono costrette a morire senza cure, o a vendere la propria casa perchè non hanno i soldi per pagare

il medico. Se credete onestamente dal profondo del cuore che è così, allora votate no. Se invece credete che il sistema attuale non funziona, che le assicurazioni non fanno sempre gli interessi dei cittadini, allora vota questa riforma. Non ti chiedo di farlo per me, o per il partito democratico, ma per il popolo americano, per quelle persone che non ce la fanno e hanno bisogno d'aiuto".

Quindi, emozionato, Obama si è messo a leggere le lettere che riceve quotidianamente. Raccontano storie drammatiche di

persone in carne ed ossa che non hanno nessuna copertura medica. "So che questa legge non è perfetta. Non ci sono delle

parti che ognuno di voi avrebbe voluto che ci fossero. Questo vale anche per me. Però è il più grande intervento legislativo per migliorare la vita degli americani. Per questo sono convinto che passerà. In fondo è per questo che sono entrato in politica, che mi sono sacrificato. È che credo nel mio paese e credo - ha concluso Obama - nella nostra democrazia".

La conquista degli indecisi, per arrivare ai 216 voti necessari, si gioca soprattutto attorno alla questione della copertura delle

spese per le interruzioni di gravidanza, con il fronte anti abortista democratico guidato dal deputato del Michigan, Bart Stupak. La speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha respinto stamane l'ipotesi di un secondo voto per impedire l'uso dei fondi federali nelle interruzioni di gravidanza, ma si sta lavorando ad un accordo per un ordine esecutivo di Obama in proposito. Il compromesso potrebbe non essere sufficiente a convincere Stupak, ma potrebbe bastare per altri indecisi.

La riforma, se approvata, introdurrà nel sistema sanitario americano i più grandi cambiamenti dal 1965, quando fu creato il programma sanitario governativo Medicare per anziani e disabili. La legge estenderà la copertura sanitaria a 32 milioni di persone non assicurate, coprendo il 95% degli americani, e fermerà pratiche come il rifiuto dell'assicurazione a chi è già malato.Il costo stimato è di 940 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.

19 marzo 2010

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com

2010-03-23

Gli Stati Uniti restano divisi

di Carlo Bastasin

23 Marzo 2010

Per cogliere l'importanza della riforma della sanità americana non bisogna distrarsi dal suo senso più semplice e profondo: il senso di solidarietà in una società pur colpita dalla crisi.

Immaginate cinque persone dentro una stanza e una sesta fuori dalla porta. Ognuna delle cinque persone in caso di malattia può contare su una costosa assicurazione sanitaria. Il sesto non ha difese dalla malattia. È più povero. Spesso non ha un lavoro. È il genere di individuo che vive ai margini della società, quasi sempre fa parte di una minoranza etnica. Uguaglianza delle opportunità è una frase incomprensibile per lui. Non vota, è di fatto invisibile anche quando muore per non essersi potuto curare, come accade a 18mila americani ogni anno.

Le cinque persone devono decidere se pagare ognuna in media una cifra non trascurabile, 40 dollari al mese in più, per consentire all'uomo fuori dalla porta di usufruire di ciò che in tutti i paesi avanzati è considerato non un privilegio, ma un diritto proprio di ogni essere umano: il diritto a difendere la dignità della propria vita al riparo della malattia. Ognuno di loro preso individualmente accetterebbe. Ma nel gioco della politica quotidiana questa decisione si presenta in una forma molto diversa: come una scelta tra uno svantaggio di molti, oltre 200 milioni di elettori, e un beneficio per una netta minoranza, 30-40 milioni di persone. Se la politica diventa una somma tra costi e benefici individuali, finisce la ragione di aiutare la sesta persona. E così stava succedendo.

Mese dopo mese, il consenso dei cittadini americani per la riforma del presidente Obama è stato corroso dallo scontro tra democratici e repubblicani. Una serie di temi ha occultato di volta in volta la scelta fondamentale sull'universalità dei diritti: il ruolo del governo, gli abusi delle compagnie di assicurazione, la copertura delle spese sanitarie per l'aborto. Di questi uno è destinato a diventare il banco di prova dell'Amministrazione negli anni a venire e il metro per misurare il successo della stessa riforma sanitaria: l'enorme aumento del debito pubblico.

Per far approvare la riforma in una nuova accezione di solidarietà sarebbe stata necessaria una campagna politica sugli ideali. Ma questa campagna ideale non è mai decollata. Giovane, nero, ispirato, Barack Obama era certamente il presidente perfetto per un tale compito. Ma il suo potere trasformativo è impallidito giorno dopo giorno nel circuito informazione-lobby-politica. Non c'è colpo basso, né trucco da angiporto, che promotori e oppositori abbiano evitato lungo quattordici inesauribili mesi. Nessun ricatto è stato risparmiato e nessuna falsificazione, in un quotidiano mercato dei voti che ha disgustato gli americani.

Il voto di domenica ha interrotto l'agonia e riportato la trama del presidente sull'arcolaio della storia. Nonostante un sistema politico che sembrava disfunzionale, il Congresso ha votato, per il cambiamento, una riforma che attendeva dai tempi di Harry Truman. La nuova legge dà copertura sanitaria al 95% degli americani e aumenta le difese dei pazienti dalle pratiche delle assicurazioni che potevano negare i rimborsi con pratiche abusive. Riduce i costi delle polizze per i lavoratori autonomi e le piccole imprese che ora possono assicurarsi in pool e mettere a confronto l'offerta delle mutue. Obama comincerà a girare il paese da subito convinto di poter spiegare i vantaggi a cittadini frastornati dalla propaganda. La legge anticipa i vantaggi e rinvia astutamente le incognite sui costi per il bilancio pubblico. L'amministrazione è così convinta di poter invertire il declino dei sondaggi prima delle elezioni di mid-term a novembre. Nei think-tank di Washington, attorno a Massachusetts Avenue, si continua a credere a un presidente che durerà altri sei anni.

Ma tutto dipenderà dai risultati che otterrà nel rilancio dell'economia e nel controllo dei conti. Il paese è oggi più diviso che un anno fa, non era mai successo che una riforma importante fosse approvata senza un solo voto dell'opposizione. La Corte Suprema sarà chiamata a valutare alcuni non trascurabili aspetti di costituzionalità e ancora a lungo i costi della riforma, le tasse e i tagli del Medicare saranno quotidianamente in agguato nel confronto politico. Venerdì scorso una delle maggiori imprese americane, Caterpillar, ha denunciato che la riforma graverà il primo anno per 100 milioni di dollari sulle casse della società. Se le stime del Congressional Budget Office, che vede risparmi grazie alla riforma per 143 miliardi di dollari nel deficit federale entro il 2019 (e di mille miliardi nel decennio successivo), non saranno confermate, la riforma della sanità aprirà la strada a un nuovo scontro ideologico sul ruolo eccessivo del governo e sul peso del debito, in cui il vantaggio passerà ai repubblicani.

Non c'è bisogno di "sociologia fiscale" (come diceva Joseph Schumpeter) per collegare la reazione degli americani alla riforma della sanità con la loro preoccupazione per l'eccesso di debito. Le incognite della riforma intervengono infatti su una situazione finanziaria molto degradata. Con le recenti misure di stimolo, il disavanzo federale a febbraio ha toccato un nuovo record (221 miliardi di dollari), facendo prevedere che il deficit annuale del 2010, alla chiusura di bilancio di settembre, supererà i 1.400 miliardi previsti. L'Ocse ha aumentato la stima del disavanzo anche per il 2011, a quasi il 10% del Pil. Tra i paesi ad economia avanzata, gli Stati Uniti saranno quindi quello con il deficit maggiore dopo la Gran Bretagna. Obama ha disperato bisogno di riaccendere i motori della crescita economica.

Il legame tra spesa pubblica ed effetti sulla crescita e sull'occupazione sarà così il vero banco di prova dell'Amministrazione e condizionerà il giudizio degli americani anche sulla riforma della sanità. Da qui sta infatti ripartendo la nuova fase politica, dopo il lungo travaglio. Nel bilancio fiscale 2011 il presidente ha proposto 200 miliardi di incentivi fiscali e creditizi per le piccole imprese da cui ci si attende la maggiore creazione di posti di lavoro. Sono infatti le piccole imprese quelle che creano il 50% dell'occupazione nelle fasi di ripresa del ciclo economico, ma sono anche quelle che hanno perso metà degli 8 milioni di posti durante la crisi. Nei giorni scorsi è stata varata la "legge sui posti di lavoro" che corrisponde a 18 miliardi di dollari, mentre sono in discussione altri due pacchetti di stimolo. Il primo per 140 miliardi dovrebbe estendere sia i sussidi di disoccupazione oltre le prime 99 settimane, sia i finanziamenti agli stati con l'obiettivo di evitare tagli all'occupazione nel settore pubblico. Altri 17 miliardi sarebbero destinati al sostegno degli investimenti e ad altri interventi a favore delle piccole imprese.

In un rapporto di fine febbraio il Budget Office ha cercato di stimare gli effetti delle politiche di spesa sulla crescita, ha cioè calcolato il "moltiplicatore" per ogni dollaro speso dal governo. Il giudizio sull'estensione dell'assicurazione sanitaria e dei sussidi di disoccupazione è positivo perché è rivolto a sostenere i consumi di famiglie che non sono in grado di mantenere il proprio livello di vita. Anche il taglio degli oneri fiscali per le imprese in base alla creazione di posti di lavoro ha un moltiplicatore maggiore di una riduzione generalizzata delle tasse sui profitti o delle tasse sui redditi dei lavoratori (in parte andrebbero in risparmi). Gli stimoli agli investimenti potrebbero cadere nel vuoto finché le imprese hanno ancora impianti inutilizzati, mentre il sostegno agli stati è indispensabile in un momento in cui la spesa locale viene drammaticamente limitata dai debiti. Nel complesso per i democratici si tratta di un quadro politico molto conveniente che coniuga l'efficienza economica al sostegno dei propri elettori.

Sull'esito di questi stimoli, cioè sulla crescita dell'economia americana, si gioca non solo il destino della presidenza, ma anche un disegno politico - di cui la riforma sanitaria è certo il simbolo - che sembra destinato a trasformare la società americana.

cbastasin@piie.com

23 Marzo 2010

 

 

 

 

Risultato storico o suicidio politico? La riforma della sanità sulla stampa Usa

di Luca Salvioli

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22 marzo 2010

La riforma della sanità sulla stampa Usa

"Dai nostri archivi"

Gli Stati Uniti restano divisi

Tre sfide per diventare un vero leader

Svolta sulla riforma di Obama con il sì degli anti-abortisti

La riforma sanitaria è legge Obama vince la sua battaglia

Barack ai calci di rigore

 

Un risultato storico, un suicidio elettorale, l'esito di "sporche" trame elettorali, un compromesso molto distante dalle promesse fatte a suo tempo da Obama. I quotidiani americani - carta, online, blog d'opinione - plaudono, bocciano e fanno le pulci alla riforma sanitaria. Ecco una sintesi dei principali.

New York Times. "Bene, ma svanisce la promessa bipartisan"

"Riforma sanitaria, finalmente" titola l'editoriale, che parla di "un trionfo per le migliaia di americani che sono state vittime di un sistema sanitario inefficiente" e di "un risultato di proporzioni storiche" per Obama. In un commento David E. Sanger scrive: "Che sia un risultato di proporzioni storiche o un suicidio politico - probabilmente entrambe le cose" - resta il fatto che il presidente è riuscito dove Clinton aveva fallito. La riforma rischia tuttavia di essere molto pericolosa in vista delle prossime elezioni di metà mandato e nel dibattito Obama ha perso qualcosa: è svanita la promessa di una Washington bipartisan in cui la razionalità a la calma sostituissero il battibecco. "Mai nella storia moderna una riforma sostanziale è passata senza neanche un voto dei repubblicani".

Washington Post: "Risultato storico"

"Yes we did", può dire Obama, non più "Yes we can". Per E. J. Dionne "a Washington qualcosa è davvero cambiato" e per capire la portata della riforma bisogna considerare "cosa avrebbe rappresentato la sconfitta". I democratici sarebbero diventati "uno zimbello" su un tema che fa parte della loro identità di partito fin dai tempi di Harry Truman.

Wall Street Journal: "Affari sporchi e disprezzo per la democrazia"

Il secondo pezzo più letto dell'edizione online è un attacco di Kimberley A. Strassel alle trattative che hanno portato al voto per riforma: "affari sporchi, minacce palesi, promesse non mantenute e disprezzo per la democrazia". Chi ha votato Obama con la speranza di vedere una nuova politica a Washington "ricorderà questo spettacolo a novembre".

Politico.com: "Vittoria per Obama, non per i democratici"

Secondo il sito dove scrivono alcuni tra i più noti analisti di politica americana "la vittoria, quasi inconcepibile un mese fa, rappresenta una immensa e immediata spinta per Obama, non per i democratici. Per alcuni di loro, con le elezioni di novembre, c'è il rischio di estinzione politica".

Cato.org: "940 miliardi? Molto di più"

"Non è una riforma della sanità, ma una riforma contro la sanità" esordisce il sito libertario. Si basa pesantemente "sul controllo dei prezzi, tasse e multe per punire i medici, gli ospedali e le imprese innovative che vendono farmaci e device medici". Se "avessimo trattato gli agricoltori, le aziende alimentari e negozi di alimentari" in questo modo qualcuno si aspetterebbe di avere "cibo migliore o più economico?" La legge, inoltre, non costerà 940 miliardi in dieci anni, come detto da Obama, ma molto di più.

Huffington Post: "Svanisce il sogno della mutua all'europea"

Sul seguitissimo sito di informazione, Robert Kuttner sottolinea come il discorso fatto sabato da Obama abbia ricordato quelli che tanto hanno fatto sognare l'America durante la campagna elettorale. Non mancano, però, le critiche da sinistra: il presidente non ha fatto la mutua pubblica sul modello Europeo come promesso.

22 marzo 2010

 

 

 

NEW YORK TIMES

Health Care Reform, at Last

Published: March 21, 2010

The process was wrenching, and tainted to the 11th hour by narrow political obstructionism, but the year-long struggle over health care reform came to an end on Sunday night with a triumph for countless Americans who have been victimized or neglected by their dysfunctional health care system. Barack Obama put his presidency on the line for an accomplishment of historic proportions.

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The bill, which was approved by the Senate in December and by the House on Sunday, represents a national commitment to reform the worst elements of the current system. It will provide coverage to tens of millions of uninsured Americans, prevent the worst insurance company abuses, and begin to wrestle with relentlessly rising costs — while slightly reducing future deficits.

Amendments approved by the House and awaiting approval in the Senate would provide additional coverage and make somewhat deeper reductions in the deficit.

All of this was managed despite the fact that not a single Republican in the House or Senate was willing to vote for the bill. Efforts by the White House and Congressional Democrats to draft bipartisan legislation were met by demagoguery. That is not likely to end now.

Republican leaders, who see opportunities to gain seats in the elections, have made clear that they will continue to peddle fictions about a government takeover of the health care system and about costs too high to bear. Mr. Obama took too long to get into the fight, but came on strong in the end and will have to keep pushing back so all Americans understand the benefits of reform.

Most Americans — those who already have employer-based insurance — will not see much change for a while and certainly not in the seven months before the elections. They will get one important benefit quickly: for an additional fee, parents will be able to keep adult dependent children on their policy through age 26. That is good news when so many young people are struggling to find jobs during the recession.

The biggest difference for Americans who have employer-based insurance is the security of knowing that, starting in 2014, if they lose their job and have to buy their own policy, they cannot be denied coverage or charged high rates because of pre-existing conditions. Before then, the chronically ill could gain temporary coverage from enhanced high-risk pools and chronically ill children are guaranteed coverage.

The focus of the reform is on improving the dysfunctional and hugely expensive insurance markets for individuals and small businesses, and on expanding Medicaid coverage for the poor. The big expansion of coverage will start in 2014, but some reforms start quickly, like tax credits to help small businesses provide coverage.

Over time the reforms could bring about sweeping changes in the way medical care is delivered and paid for. They could ultimately rival Social Security and Medicare in historic importance.

NEAR-UNIVERSAL COVERAGE The United States is the only advanced industrial nation that does not provide or guarantee health care coverage for virtually all of its citizens. It is a moral obligation to end this indefensible neglect of hard-working Americans. The bill does not quite reach full universality, but by 2019, fully 94 to 95 percent of American citizens and legal residents below Medicare age will have coverage. The bill achieves that by requiring most Americans to obtain health insurance, providing subsidies to help the middle classes buy policies on new competitive exchanges, and expanding Medicaid coverage of the poor to include childless adults and others not currently eligible.

INSURANCE REFORMS The legislation would rein in many of the insurance industry’s worst practices. Insurers would no longer be able to reject applicants with "pre-existing conditions" or charge them exorbitant rates. They could not rescind policies on specious grounds after people become sick (that becomes effective immediately) or cap the amount they are willing to pay toward a beneficiary’s illnesses in any given year or over a lifetime.

The most important reform — forcing insurers to accept all applicants regardless of their health status — cannot be achieved unless nearly all Americans are required to have coverage, so the costs can be spread among the healthy and the sick.

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A START AT COST CONTROL The legislation won’t quickly bend the cost curve for medical care or insurance premiums — no one has yet found a surefire way to do that — but the reform will make an important start. Some experts believe it will lay the structural framework to mount the most serious effort ever made to control medical inflation. It will create competitive insurance exchanges that should help lower premiums for individuals and small businesses by offering an array of private policies and rates comparable to large group coverage.

The legislation will impose an excise tax in 2018 designed to drive employers and their workers away from the highest-cost insurance policies, which typically provide generous benefits at little out-of-pocket cost to the workers. Health economists consider the excise tax a very strong cost-control measure, because if workers have to pay more of the cost themselves, they and their doctors are apt to think more carefully about whether a test or procedure is really needed. The impact of the excise tax gets increasingly strong as the years pass.

The legislation creates an array of pilot programs within Medicare, to test other innovative cost-reduction strategies. They include encouraging new medical groups to better coordinate care of the chronically ill, and paying doctors and medical institutions based on the quality, not quantity, of services they deliver. The reform measure will establish an independent board to push approaches that work into widespread use in Medicare and ultimately, by force of example, the private sector.

With so many mechanisms available to hold down medical costs, it’s hard to believe that they won’t bear fruit, if not in the next several years then in the decade thereafter.

Just as Social Security grew from a modest start in 1935 to become a bedrock of the nation’s retirement system, this is a start on health care reform, not the end. A lot will depend on whether future presidents and Congresses stick to the savings and deficit targets set in this legislation; on how aggressively states administer the new exchanges; on how health care professionals and institutions respond to the challenge of changing their ways; and on how the public responds to the mandate that everyone obtain insurance or pay a penalty.

Our hope and belief is that this reform will in the end accomplish its great objectives. Right now, the good news for all Americans is that despite all the politics and the obstructionism, the process has finally begun.

 

 

 

Big Win for Obama, but at What Cost?

By DAVID E. SANGER

Published: March 21, 2010

WASHINGTON — The House’s passage of health care legislation late Sunday night assures that whatever the ultimate cost, President Obama will go down in history as one of the handful of presidents who found a way to reshape the nation’s social welfare system.

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Stephen Crowley/The New York Times

Representative Bart Stupak and other Democratic opponents of abortion agreed to back the health bill Sunday after the president promised an order banning federal money for abortions.

Prescriptions Blog

A blog from The New York Times that tracks the health care debate as it unfolds.

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Times Topic: The Presidency of Barack Obama

A Historic Moment for Health Care?

Room for Debate

Will the health bill fundamentally alter the American social safety net?

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After the bitterest of debates, Mr. Obama proved that he was willing to fight for something that moved him to his core. Skeptics had begun to wonder. But he showed that when he was finally committed to throwing all his political capital onto the table, he could win, if by the narrowest of margins.

Whether it was a historic achievement or political suicide for his party — perhaps both — he succeeded where President Bill Clinton failed in trying to remake American health care. President George W. Bush also failed to enact a landmark change in a domestic program, his second-term effort to create private accounts in the Social Security system.

At the core of Mr. Obama’s strategy stands a bet that the Republicans, in trying to portray the bill as veering toward socialism, overplayed their hand. Fueled by the antigovernment anger of the Tea Party movement, Republicans have staked much on the idea that they can protect the country by acting as what the Democrats gleefully call the "Party of No."

Now, armed with a specific piece of legislation that offers concrete benefits to millions of people — and that promises to guarantee insurance for many who found it unaffordable or unattainable — the White House and Democrats believe they may have gained the upper hand.

"This only worked well for the Republican Party if it failed to pass," David Axelrod, one of the president’s closest political advisers, said at the White House as he watched the vote count for the final bill reach 219 in favor. "They wanted to run against a caricature of it rather than the real bill. Now let them tell a child with a pre-existing condition, ‘We don’t think you should be covered.’"

But there is no doubt that in the course of this debate, Mr. Obama has lost something — and lost it for good. Gone is the promise on which he rode to victory less than a year and a half ago — the promise of a "postpartisan" Washington in which rationality and calm discourse replaced partisan bickering.

Never in modern memory has a major piece of legislation passed without a single Republican vote. Even President Lyndon B. Johnson got just shy of half of Republicans in the House to vote for Medicare in 1965, a piece of legislation that was denounced with many of the same words used to oppose this one. That may be the true measure of how much has changed in Washington in the ensuing 45 years, and how Mr. Obama’s own strategy is changing with the discovery that the approach to governing he had in mind simply will not work.

"Let’s face it, he’s failed in the effort to be the nonpolarizing president, the one who can use rationality and calm debate to bridge our traditional divides," said Peter Beinart, a liberal essayist who is publishing a history of hubris in politics. "It turns out he’s our third highly polarizing president in a row. But for his liberal base, it confirms that they were right to believe in the guy — and they had their doubts."

For that lesson in governing, Mr. Obama paid a heavy price. He nearly lost the health care debate, and pulled out victory only after deferring nearly every other priority and stumping with a passion he had not shown since his campaign. His winning argument, in the end, was that while the political result could run against him — and other Democrats — remaking health care was a keystone of his "Change You Can Believe In" credo.

Mr. Obama acknowledged the political uncertainties ahead even as, in typically understated tones, he marked the moment shortly before midnight at the White House.

"There will be predictions of what it means for Democrats and Republicans and for my administration," he said. But he insisted that after the scorecards were filled out, the system that emerged from a year of debate would prove "a victory for common sense."

"This isn’t radical reform," he insisted, "but it is major reform."

Republicans entered this fight convinced, at least for public consumption, that they know how it will play out: with an end to Mr. Obama’s mandate and a bigger-than-normal loss for the incumbent party in the midterms.

In the soaring deficits that began in the Bush era and accelerated in the heat of the financial crisis, and in the argument that Mr. Obama was taking over wide swaths of the economy, an increasingly conservative Republican Party believes the health care overhaul encapsulates the argument that the president is about big government intruding into the lives of citizens.

"In the short term Obama will get a boost, because the narrative is that he came back from the dead and got done what no president has managed to do in 70 years," said Peter Wehner, who was a political adviser to President Bush. "But once people discover that their Medicare taxes are going up, that there are deeper cuts in Medicare Advantage, that there are court challenges to many provisions, and that the process of getting it passed created a portrait of corruption, it won’t sit well."

Perhaps so, but Mr. Obama’s counterargument is that three-quarters of a century of American history is largely on his side. In 1966, celebrating the creation of the first Medicare rolls that covered 20 million Americans, President Johnson recalled the complaints three decades earlier that Social Security "would destroy this country," and noted "there is not one out of 100 who would think of repealing it." (He may have been right at the time, but since then many have come to believe that the system must change or go broke, the battle Mr. Bush fought and lost in 2005.)

Today, many would tinker with Medicare; many of the arguments over the last three months have been how to reshape it, but no one on Capitol Hill has dared suggest eliminating it.

Mr. Obama’s gamble is that what worked for Johnson and President Franklin D. Roosevelt will ultimately work for him. Once Americans discover that they can no longer be rejected for insurance for pre-existing conditions, he is betting, or that they can keep their children on their own insurance plans longer, the more they will come to appreciate the effect of the changes on their day-to-day lives.

He is trying to sell the government’s oversight role over doctors and insurance companies the way he is trying to sell financial regulation: as a leveling of the playing field, in favor of consumers. But as the fight over health care shows, the political atmosphere of 2010 resembles neither 1965 nor 1933.

The more the country debated this change to the social contract, the more divided it became. The more Mr. Obama talked, the more his Republican opponents decided that their best strategy was to dig in and defend the status quo. If deficits soar, if the Congressional Budget Office’s estimates prove fanciful, they will be able to argue that Mr. Obama expanded government at a time the country simply could not afford yet another entitlement.

But it will take years to know whether the Republicans’ worst predictions, or Mr. Obama’s vision of affordable near-universal care, will resemble reality. In the meantime, Mr. Obama can lay credible claim, for the first time in his presidency, that he proved willing to risk all to turn his convictions into legislation.

 

 

 

 

2010-03-21

Svolta sulla riforma di Obama

con il sì degli anti-abortisti

dal nostro corrispondente Mario Platero

20 marzo 2010

Svolta sulla riforma di Obama. Nella foto il presidente Usa Barack Obama con la Speaker della Camera Nancy Pelosi / Reuters)

"Dai nostri archivi"

Re Barack nelle mani di Nancy

Obama alle battute decisive della sua più grande sfida

Il Senato americano approva la riforma della sanità di Obama

Riforma sanitaria, Obama vince di misura

OBAMA/2 Delusione? Sì, troppi pasticci

NEW YORK - Henry Waxman, deputato democratico per la California, ha annunciato che la missione della leadership alla Camera è compiuta: i democratici hanno assemblato un numero superiore a quei 216 voti necessari per passare la storica riforma sanitaria americana. E dunque a questo punto è solo questione di tempo. Le resistenze dei repubblicani infatti si sono estese a questioni procedurali che ritarderanno il processo, ma non cambieranno il risultato. Mentre scriviamo si era deciso di votare quattro volte, un voto per l'ordine procedurale, un voto per le regole, un voto per il pacchetto del Senato, un voto per la riconciliazione, quattro appuntamenti consecutivi, due non previsti, per accomodare appunto le richieste dei repubblicani determinati a ritardare e complicare questo voto storico sulla riforma sanitaria.

Ma a questo punto, salvo imprevisti, il copione è già scritto. E fra i democratici si respira l'aria delle grandi occasioni, della vittoria, della prima vera inversione di tendenza da quando i movimenti della destra repubblicana dei Tea Parties, hanno messo i democratici sulla difensiva. La svolta è giunta nella mattinata, quando Bart Stupak, il democratico del Michigan, irriducibile antiabortista ha annunciato che un ordine esecutivo del presidente che impedirà l'uso di fondi federali per cliniche abortiste o per l'aborto in genere è sufficiente. Non ci sara' bisogno di un emendamento. Nel pomeriggio dalla Casa Bianca è giunta la conferma formale che Barack Obama emetterà l'ordine. Subito dopo Stupak ha tenuto una conferenza stampa. "E' importante che ci sia stato questo accordi - ha detto - il passo in avanti non sarebbe stato possibile senza l'aiuto di altri colleghi, oggi abbiamo un accordo che protegge la santita' della vita impedisce che questo progetto di legge per la riforma sanitaria utilizzi fondi federali per l'aborto e dunque ringrazio il presidente Obama e il presidente della Camera Nancy Pelosi... Volevamo la riforma sanitaria, ma avevamo un principio piu' importante della riforma, la santita' della vita. Oggi abbiamo vinto, ma hanno vinto gli americani: 32 milioni di americani avranno diritto all'assistenza sanitaria".

E dunque anche i democratici antiabortisti voteranno a favore della riforma. Con la loro adesione, il passaggio a questo punto, come ha detto Waxman e' garantito, visto che ci saranno almeno sei voti aggiuntivi rispetto a quelli gia' contati". Poco dopo si e' passati al primo dei quattro voti, la prima tappa verso un appuntamento con la storia che diventa a questo punto inevitabile.

Obama: "Questa è l'occasione per mantenere una promessa"

Sabato Obama aveva fatto una drammatica e ispirata apparizione al Congresso: "Questa è l'occasione per mantenere una promessa - ha detto - è il momento di dire: al diavolo, questa è esattamente la ragione per la quale sono venuto in quest'aula. Per il mio ingresso in politica. Per la mia scelta di servire il pubblico. Questa è la ragione per la quale ho fatto i miei sacrifici: scelgo per i miei ideali prima ancora che per soddisfare la mia base elettorale". E aveva aggiunto: "Sono fiducioso che l'approveremo domani (oggi, ndr)". Un appello a votare per gli americani: "Non ti chiedo di farlo per me, o per il partito democratico, ma per il popolo americano, per quelle persone che non ce la fanno e hanno bisogno d'aiuto".

Assistenza medica per 32 milioni

Se non ci saranno imprevisti, cecchini, tradimenti, l'America, dopo un secolo di tentativi, avrà quindi la sua riforma sanitaria, che estenderà il diritto all'assistenza medica a 32 milioni di persone attualmente scoperte. Costo: 940 miliardi di dollari. Ma le dinamiche della legge consentiranno di tagliare 138 miliardi di dollari dal disavanzo pubblico americano in dieci anni. E il fatto che il 60% dell'opinione pubblica tema di peggiorare le sue condizioni assistenziali attuali e abbia paura di nuove tasse oggi conta poco: sul piano politico, Barack Obama potrà finalmente apporre il suo sigillo sull'obiettivo più ambizioso della sua amministrazione e rivendicare, in circostanze molto complesse, quella leadership che fino a ieri sembrava appannata.

Il presidente è apparso talmente sicuro di sé da aver già lanciato, sempre ieri, la sua prossima sfida: nel suo discorso del sabato ha chiesto il passaggio urgente della riforma del sistema finanziario proposta dal senatore, Christopher Dodd: "Dobbiamo agire subito – ha detto – non possiamo rischiare una nuova crisi finanziaria".

La partita delle elezioni di mid-term a novembre

Obama, infine, sfoggiando le sue straordinarie doti di equilibrista, con la sua apparizione, ma soprattutto con gli incontri a tu per tu è riuscito a convincere gli incerti a rinunciare alle loro prerogative personali per il bene comune del partito e degli americani. E ha confermato di essere un maestro quando si tratta di rispondere alle sfide che si giocano sulle sfumature, sull'elasticità e sull'eleganza di una soluzione condivisa e non imposta. Adesso il terreno è pronto. Il voto consentirà all'America di fare un passo in avanti nella battaglia per l'affermazione dei diritti sociali.

Poi per Obama partirà una nuova partita, quella per le elezioni di novembre. Avrà sette mesi per sfruttare l'effetto traino di questa vittoria e per dimostrare che la sua leadership è più forte del sospetto nei suoi confronti da parte di un centinaio di milioni di americani. "No problem", ha detto ieri il suo stratega politico David Axelrod.

 

La riforma sanitaria è legge

Obama vince la sua battaglia

dal nostro corrispondente Mario Platero

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22 marzo 2010

La riforma sanitaria è legge. Obama vince la sua battaglia (Ap)

"Dai nostri archivi"

Svolta sulla riforma di Obama con il sì degli anti-abortisti

Barack ai calci di rigore

Risultato storico o suicidio politico? La riforma della sanità sulla stampa Usa

La guerra a colpi di spot e tic presidenziale sulla riforma sanitaria americana

La sanità di Obama come un talk, bisticci compresi

NEW YORK – 219 voti favorevoli contro 212, un vantaggio minimo, ma che vale una pagina di storia: dopo una maratona interminabile, dopo mille polemiche, ritardi e colpi di scena, la Camera, sotto la guida inflessibile di Nancy Pelosi, ha finalmente passato nella notte di ieri la riforma sanitaria in America. Per il presidente Barack Obama si tratta di una vittoria chiave: dà finalmente concretezza alla sua visione di cambiamento con cui si è aggiudicato la Casa Bianca nel 2008. E pur fra molte difficoltà, rilancerà la sua leadership.

"Dopo quasi cento anni di parole e di frustrazioni, dopo dieci anni di tentativi e un anno di battaglie, il Congresso degli Stati Uniti ha dichiarato che i lavoratori americani, le famiglie e le piccole imprese avranno una sicurezza: né malattie né incidenti metteranno a rischio i sogni cui hanno dedicato una vita" Obama ha ricordato che questa vittoria è venuta contro coloro che fino all'ultimo non ci credevano, contro gli interessi speciali e contro le lobby: "Siamo al di sopra della politica, siamo al di là della paura e siamo ancora in grado di lavorare per la gente: oggi è il momento del cambiamento".

Non ci si è arrivati facilmente. Fino all'ultimo i repubblicani hanno cercato di ostacolare la proposta di legge con mozioni apparentemente inutili ma pericolosissime. Poi, improvvisamente, dopo un accordo fra la Casa Bianca e gli antiabortisti democratici, la maggioranza si è coagulata. E al momento del voto la soglia dei 216 voti è stata superata agevolmente alle 10.45 della sera ora di Washington, il voto chiave per avere la maggioranza, è stato annunciato dal contatore elettronico. L'aula, divisa, caratterizzata fino a pochi minuti prima da un confronto teso coi repubblicani su certe normative procedurali, è esplosa in un'ovazione: "Yes we can", hanno urlato i deputati democratici. Alla fine della conta, i voti favorevoli erano 219 voti i contrari 212. Questi ultimi da attribuire ai 178 deputati repubblicani e a 34 democratici. Per la prima volta nella storia americana, per un progetto di legge fondamentale come quello sanitario non si è riusciti ad avere una maggioranza bipartitica.

"Non è stata colpa nostra – ha subito chiarito il deputato della California Henry Waxma – il presidente ha teso la mano e i repubblicani l'hanno respinta". Poco dopo la Camera ha anche approvato gli emendamenti che saranno inviati al Senato. Ma è stato solo in quel preciso momento, quando il passaggio del progetto di riforma è diventato irrevocabile che Nancy Pelosi, il Presidente della Camera ha battuto il grande martello dal podio, lo stesso che fu usato per la riforma del Medicare negli anni Sessanta e ha annunciato raggiante: "La legge è passata".

Ma al di là delle procedure, dei numeri, delle battaglie, dei colpi di scena, dopo il voto resta una verità inconfutabile: l'America avrà un'assicurazione sanitaria per 32 milioni di americani che oggi non sono coperti. Bambini con malattie congenite che non potevano essere assicurati avranno le cure adatte. Lavoratori che rischiavano di perdere l'assicurazione medica cambiando posto non correranno più quel rischio. Questo per dire che la riforma ha un respiro molto più vasto del semplice allargamento di una base di assicurati, ma toccherà letteralmente tutti gli americani.

Un colossale meccanismo di riorganizzazione di metodi, priorità, garanzie sanitarie si metterà in moto già nei prossimi giorni. E non ci sarà comparto dell'economia che non venga toccato da questa riforma. Il pacchetto vale 940 miliardi di dollari in dieci anni. Consentirà di tagliare 138 miliardi di dollari dal disavanzo pubblico, rivoluzionerà i metodi assistenziali degli ospedali e dalle assicurazioni. Ma taglierà anche 500 miliardi di dollari dal Medicare, il programma di assistenza per gli anziani.

In 13 mesi alla Casa Bianca Obama ha raggiunto un risultato impossibile per molti presidenti prima di lui. Gli restano sette mesi prima delle elezioni di novembre di metà mandato per convincere la maggioraza degli americani ancora sospettosa, poco convinta e persino peroccupata da questo nuovo piano, che era la cosa giusta da fare. Di più, Obama ha vinto là dove altri presidenti importanti avevano perso. Bill Clinton ci provò nel 1994, ma anche Roosevelt, Truman e persino Teddy Roosevelt, si erano fatti sotto per provare a passare una legge sanitaria nazionale. In quasi cento anni di lotte archiviate sotto gli attacchi dell'opposizione repubblicana e delle potentissime lobby farmaceutiche e assicurative. George W. Bush fallì un'altra riforma sociale importante, quella per le pensioni.

"Ora pensiamo al dopo" ha detto Obama raggiante quando, intorno a mezzanotte, è apparso nella East Room della Casa Bianca, subito dopo l'ultimo voto alla Camera, quello per adottare gli emendamenti. Ora il pacchetto tornerà al Senato, ma la vittoria è scontata: avendo seguito una formula di riconciliazione che ha prima adottato la versione del Senato e poi approvato alcuni emendamenti, per vincere ci vorrà soltanto la maggioranza semplice. E il dopo non significa soltanto la riforma del sistema finanziario, che sarà discussa a giorni dalla commissione guidata da Christopher Dodd.

Il dopo significa soprattutto convincere gli americani di tornare a credere in Barack Obama. Se dopo soli 13 mesi il presidente è riuscito a chiudere la più importante sfida della sua presidenza. Avrà ora sette mesi per convincere l'elettorato che è stata fatta la cosa giusta per il Paese. A novembre molti democratici pagheranno con il seggio la loro scelta di voto. La nuova missione di Obama? Minimizzare le perdite.

22 marzo 2010

 

 

 

 

 

 

 

Cosa prevede la riforma sanitaria Usa

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22 marzo 2010

"Dai nostri archivi"

Svolta sulla riforma di Obama con il sì degli anti-abortisti

La riforma sanitaria è legge Obama vince la sua battaglia

Sanità Usa, primo ok a riforma Obama: "Un voto storico"

Barack ai calci di rigore

Così Obama prepara il summit sulla riforma simbolo, la sanità

Ecco una sintesi del contenuto della legge sulla riforma della Sanità. Il testo è stato approvato dalla Camera dei Rappresentanti Usa. È identico a quello già votato dal Senato e andrà adesso alla Casa Bianca per la ratifica. Gli emendamenti su cui la Camera si è pronunciata ieri saranno oggetto di un voto successivo del Senato, con la sola necessità della maggioranza semplice grazie al meccanismo della "riconciliazione", di norma utilizzato per la legge finanziaria.

Quante persone saranno assicurate?

La legge rende accessibile una copertura assicurativa al 94% (il 95% con l'emendamento) dei cittadini non anziani, espandendo il servizio Medicaid e offrendo dei benefici fiscali senza i quali molte persone troverebbero difficile permettersi un'assicurazione.

Obbligatorietà dell'assicurazione

È di fatto obbligatorio acquistare una copertura sanitaria individuale, pena una multa di 750 dollari oppure - se la cifra dovesse risultare maggiore - del 2% dei redditi entro il 2016 (695 dollari e il 2,5%, con l'emendamento).

Obbligo per i datori di lavoro

Il testo del Senato non lo include, ma richiede alle aziende con 50 o più impiegati di contribuire alla spesa se questa è a carico dei contribuenti. L'emendamento prevede per le stesse imprese una tassa annuale di 2mila dollari, ma applicabile solo a partire dal 30simo impiegato.

Aborto

Obama ha approvato un executive order che di fatto mantiene lo status quo - niente fondi federali se non in casi estremi - nonostante la legge preveda la possibilità di ricorrere alle assicurazioni per le interruzioni di gravidanza, pagandole tuttavia come un servizio a parte rispetto alla normale copertura.

Finanziamento

La copertura finaziaria alla legge è assicurata dai tagli al programma Medicare (il vecchio programma di assistenza sanitaria agli anziani ndr.) e a nuove tasse, comprese quella sulle coperture assicurative che superano i 23mila dollari per una famiglia di quattro persone, nonché le coppie con un reddito superiore ai 250mila dollari l'anno. L'emendamento ritara l'impatto fiscale ma prevede anche una tassa sugli investimenti del 3,5% sempre per le coppie con un reddito superiore ai 250mila dollari l'anno.

Ampliamento della copertura per gli indigenti

Il servizio per i cittadini indigenti verrebbe ampliato fino a coprire chiunque guadagni meno del 133% della soglia di povertà a livello federale (circa 29mila dollari l'anno per una famiglia di quattro persone). L'emendamento viene incontro alle esigenze dei governi statali aumentando il contributo federale alla copertura dei costi.

22 marzo 2010

 

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